La riforma del lavoro continua a essere l'argomento politico principale. Dopo gli scontri tra Susanna Camusso e Matteo Renzi, il premier ha spiegato che non si farà intimidere e che tirerà dritto per la sua strada. Forza Italia sarebbe pronta a sostenere il Jobs Act, a patto che non venga modificato in corso d'opera.
"Sulla riforma del mercato del lavoro, se resterà questa, io credo che Forza Italia debba votarla. Anche se credo che entrerà in parlamento purosangue ed uscirà un ippopotamo. La riforma del lavoro di cui si sta dibattendo mi piace, è quel che serve al Paese. Se il Pd non la annacquerà, l’appoggeremo. Ma se farà compromessi al ribasso, saremo all’opposizione", ha dichiarato ad Atreju 2014 a Roma il consigliere politici di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti.
Per Renato Brunetta il problema è la spaccatura interna al Partito Democratico perché è un "elemento di instabilità" perché "quello che probabilmente succederà è che si spaccherà il Pd che, evidentemente, è un partito inesistente". Poi conclude: "Renzi, se ce la fa, avrà il nostro appoggio". Per il vicesegretario del Pd Guerini, invece, "è sbagliato ridurre la discussione all'articolo 18. Inviterei tutti a concentrarsi su quanto scritto nella legge delega. Stiamo vivendo un momento di discussione molto forte ed è un passaggio importante per la riorganizzazione del lavoro nel nostro paese". Guerini, riguardo la spaccatura del partito, ha ricordato che "c'è una direzione convocata per il 29 settembre e in quella sede il partito dovrà trovare un punto di convergenza sulla linea del cambiamento".
Al momento quel che è certo è che il patto tra Berlusconi e Renzi regge. Lo ha ribadito Lorenzo Guerini, vice segretario del Partito democratico, alla scuola di formazione di Forza Italia a Sirmione: "Il patto del Nazareno fin qui ha tenuto ed è un passaggio fondamentale per il futuro dell'Italia dal punto di vita istituzionale. È una definizione di percorso tra maggioranza ed opposizione per arrivare alla riforma elettorale. Sogno una democrazia con due coalizioni e due forze che si confrontano. Basta con la denigrazione tra avversari".
Nunzia De Girolamo afferma che l'unico che può riunire il centrodestra è Silvio Berlusconi: "Sono convinta che resti l'unico in grado di farlo. Ma riunire non vuole dire tornare al passato, quando nessuno poteva riconoscere gli errori di Berlusconi" perché, ha aggiunto l'ex ministro, "essere berlusconiani non vuole dire sempre sì a Berlusconi come fanno in tanti all'interno di Forza Italia". Alla De Girolamo risponde il governatore della Lombardia Roberto Maroni della Lega Nord, ex grande alleato del centrodestra: "Fino a quando Ncd sosterrà il governo Renzi, l'unificazione del centrodestra è una mission impossible".
Riguardo al patto del Nazareno è intervenuto anche Daniele Capezzone, presidente di Forza Italia nella commissione Finanze alla Camera dei deputati: "Non voglio morire renziano. Se per caso ci fossero misure positive da parte del governo, è chiaro che andrebbero esaminate. Ma noi siamo opposizione e dobbiamo rafforzare e rendere visibile questo profilo". Poi attacca: "È abbastanza surreale che il centrodestra subisca da mesi l'agenda politica e mediatica di Renzi, agenda peraltro sbagliata per il Paese: oggi tutti riconoscono che è stato un errore bloccare per 6 mesi la discussione sul tema del Senato, quando invece l'emergenza era ed è economico-sociale. Da mesi - aggiunge Capezzone - contropropongo un'agenda diversa, una nostra controffensiva liberale centrata su uno choc fiscale: taglio di spesa e taglio di tasse". Per la De Girolamo, comunque, una prova del nove c'è:
4671058654785px;">"La legge elettorale, compresa la mediazione sulle soglie, può essere un banco di prova ma, sia chiaro, le alleanze si fanno per convinzione e non per coercizione".
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