Pdl, il partito cambia: i nuovi coordinatori saranno a tempo pieno

I CONGRESSI PROVINCIALI Ministri a confronto. Al Tavolo Lombardia prevale l’incompatibilità allargata. Parlamentari e consiglieri regionali non candidabili. Formigoni: "Attenti a non eleggere il tabaccaio all'angolo"

Pdl, il partito cambia: i nuovi coordinatori saranno a tempo pieno

Clima molto positivo al vertice del Tavolo Lombardia, che si è riunito ieri con una colazione di lavoro al ristorante del Circolo della Stampa. O almeno così raccontano i protagonisti, tutti gli esponenti di punta del Pdl lombardo, dal presidente della Regione, Roberto Formigoni, al coordinatore regionale Mario Mantovani, al presidente della Provincia, Guido Podestà, ai ministri Paolo Romani, Mariastella Gelmini, Ignazio La Russa e Michela Vittoria Brambilla, al sottosegretario Daniela Santanché, al capogruppo vicario alla Camera del Pdl, Massimo Corsaro. I vip del partito riuniti per affrontare i temi nazionali da un punto di vista per così dire lombardo.
Occhi puntati sulla tenuta della maggioranza a Roma, ma anche sui congressi del Pdl, dopo i numeri positivi del tesseramento in Lombardia. L’intenzione è di procedere a tappe spedite verso la convocazione dei congressi, compatibilmente con gli adempimenti burocratici e gli appuntamenti parlamentari. «Lavoreremo per candidature unitarie, nate con il consenso di tutti nelle varie provincie. L’impegno comune è a evitare le fratture» sintetizza Mantovani, che ribadisce di aver chiesto a Roma congressi in Lombardia prima possibile.
Il ministro dello Sviluppo ed ex coordinatore lombardo, Paolo Romani, insiste sull’importanza del dibattito congressuale: «Fare i congressi in un momento di crisi si può rivelare un vantaggio, perché consente un confronto da vicino con la base e con l’elettorato. Penso che i congressi si terranno prima di Natale, molto dipende dalla questione nazionale». Maria Stella Gelmini, ministro dell’Istruzione, pure lei ex coordinatore lombardo, sfodera ottimismo: «Abbiamo tentato di ragionare insieme in una fase difficile a livello nazionale».
Un tema caldo sono le incompatibilità tra gli incarichi di partito e quelli istituzionali. L’ipotesi prevalente è che le incompatibilità siano allargate il più possibile, in modo da favorire un ampio ricambio della classe dirigente: sarebbero candidabili ai vertici provinciali semplici militanti iscritti, consiglieri comunali e provinciali. C’era però chi, come Roberto Formigoni, suggeriva di aprire le porte anche ai consiglieri regionali.
Una specie di «o tutti o nessuno» è stata la proposta del coordinatore nazionale del Pdl, Ignazio La Russa. Il sottosegretario Daniela Santanché concorda: «Abbiamo bisogno di persone che si occupino a tempo pieno del partito. Sono per l’incompatibilità totale». Roberto Formigoni, sostenitore di incompatibilità più leggere, è sembrato possibilista di fronte all’ipotesi che l’esclusione dalle cariche di partito valga per tutti, consiglieri regionali ma anche deputati e senatori.
Una novità di cui si discute sono «i tavoli di coesione» proposti da Mantovani. Si tratterebbe del modello tavolo Lombardia esteso alle singole provincie, così che tutti gli esponenti locali di un certo peso siano presenti al momento delle decisioni di peso, come quelle sulle candidature. «Al di là delle incompatibilità, è bene che tutti gli eletti di una determinata provincia siedano accanto al coordinatore al tavolo delle decisioni. Questa è la mia proposta» dice Mantovani.


Insomma, il tavolo Lombardia propone incompatibilità forti agli esponenti del Pdl che siederanno al tavolo romano delle regole per le decisioni finali sulle incompatibilità. Le nuove norme, richieste dallo statuto, potrebbero arrivare già in settimana.

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