Aboubakar Soumahoro: il silenzio dei buonisti della tv di sinistra

Parlare di Aboubakar Soumahoro a sinistra sembra essere un tabù: eppure è possibile farlo riportando anche solo i fatti, senza processi mediatici

Aboubakar Soumahoro: il silenzio dei buonisti della tv di sinistra
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Da settimane, i media si stanno occupando del caso delle coop legate alla famiglia del deputato Aboubakar Soumahoro, eletto in Parlamento lo scorso settembre in quota Sinistra italiana - Verdi. Un caso mediatico importante, con risvolti che potrebbero essere di più ampio respiro sull'intero sistema di gestione dei migranti, e non solo su due specifiche coop. Aboubakar Soumahoro è un personaggio "inventato" dal buonismo di sinistra, quello imperante in certi programmi televisivi e riviste, dedito alla propaganda. E questo spiega il silenzio di quegli stessi attori in queste settimane in cui, probabilmente, sta emergendo che Aboubakar Soumahoro non è esattamente la persona che loro pensavano fosse.

Attenzione: il deputato non è indagato. La giustizia si sta concentrando prevalentemente sull'attività di sua suocera e della sua compagna. E si badi bene, compagna e non moglie: per molti a volte si tratta di sinonimi ma a livello legale ci sono sfumature che non possono essere ignorate. Ma fatta questa doverosa premessa, le considerazioni sul modo in cui i media buonisti trattano la vicenda è comunque, per usare un eufemismo, bizzarro.

Sì, perché da parte di Fabio Fazio non si è vista la faccia contrita delle grandi occasioni, quella dedicata alle denunce dei presunti misfatti che gravitano nell'area politica a lui sgradita. Ed è calato il gelo nello studio di Che tempo che fa, quando Massimo Giannini (direttore de La Stampa) ha accusato la stampa di destra di bacchettare Soumahoro, definendo il tutto "inaccettabile". Però al direttore andrebbe ricordato che ci sono stati la Repubblica e il Corriere della sera tra i primi quotidiani a riportare, com'è giusto che sia, le notizie inerenti l'indagine della procura di Latina (non pettegolezzi).

Nessuna "letterina" è stata scritta da Luciana Littizzetto a lady Soumahoro per l'ostentazione del lusso, quanto meno stridente con l'attività di accoglienza dei migranti. Forse perché, come ha detto il deputato, la compagna ha "diritto alla moda", quindi davanti a questi diritti anche Lucianina fa un passo indietro? Il "diritto alla moda" sembra comunque ormai entrato stabilmente nelle abitudini consolidate della sinistra, visto che Pierluigi Bersani è stato visto nella nota boutique di un marchio d'alta moda francese con un bel sacchetto in mano. O forse era un moto di solidarietà per la moglie di Soumahoro?

E ha fatto silenzio anche Bianca Berlinguer nel suo Cartabianca, che ha dedicato ancora spazio alla guerra in Ucraina per giustificare la presenza fissa di Alessandro Orsini. Tace Marco Damilano, che in un certo senso ha lanciato il personaggio di Aboubakar Soumahoro. Tacciono Lilly Gruber, Lucia Annunziata e anche Roberto Saviano, che pure ha spesso dimostrato di non aver problemi sfoderare la sua penna affilata. L'unica intervista televisiva in questo caos mediatico, il deputato l'ha rilasciata a Corrado Formigli a Piazzapulita. Peccato che il giornalista non sia stato in grado di ribattere (com'è capace di fare in altre occasioni) quando il suo ospite gli ha detto che negli ultimi anni ha vissuto grazie alla vendita delle copie del suo libro. Che pare siano state circa 9mila.

Pur sempre all'interno della necessaria tutela e del garantismo, forse i soloni dell'informazione che si arrogano il diritto di distribuire patenti di democrazia e di correttezza, dovrebbero imparare a lavorare con un po' più di obiettività. Non guasterebbe né a loro e nemmeno all'informazione italiana.

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