Dall'Iran all'Afghanistan, dalla Jugoslavia alla Cecenia, fino al Pakistan e all'India, ha raccontato con i suoi reportage i conflitti internazionali degli ultimi decenni e intervistato i maggiori protagonisti del secolo scorso. Si è spento nella notte il giornalista e scrittore Ettore Mo. Aveva 91 anni. Nato a Borgomanero, in provincia di Novara, è stato tra gli inviati di punta del Corriere della Sera.
I primi passi come giornalista
Nel 1962, a trent’anni, si rivolse al corrispondente da Londra del quotidiano di via Solferino, Piero Ottone, per ottenere un posto come giornalista e venne assunto nella sede londinese del quotidiano milanese. In precedenza aveva speso il suo tempo in viaggio per il mondo e aveva svolto diversi tipi di lavoro. Lo stesso Ettore Mo diceva di aver trascorso quegli anni facendo “lo sguattero e il cameriere a Parigi e a Stoccolma, il barista nelle Isole della Manica, il bibliotecario ad Amburgo, l’insegnante di francese a Madrid, l’infermiere in un ospedale per incurabili a Londra e, infine, lo steward in prima classe su una nave della marina mercantile britannica”.
L’inviato di guerra
Lavorò al Corriere prima a Roma e poi a Milano, dove si occupava di musica e di teatro, fino al 1979, quando ottenne il primo incarico come inviato speciale. Il direttore del quotidiano di via Solferino, Franco Di Bella, lo mandò in Iran, a Teheran, dove era appena tornato dall'esilio e aveva preso il potere l'ayatollah Khomeini. Sempre nello stesso anno concluse il primo viaggio in Afghanistan, Paese per il quale ha sempre nutrito un amore particolare e di cui era uno dei massimi conoscitori.
L’amicizia con il Leone del Panshir
Negli anni successivi ritornò svariate volte in Afghanistan, entrandovi da clandestino e travestito da mujaheddin, percorrendo le sue montagne con ogni mezzo. Ha incontrato e intervistato più volte Aḥmad Shāh Masʿūd, il Leone del Panshir (il loro primo incontro risale al 1981), di cui ha detto: “Per me era un amico. Lo uccisero due giorni prima dell'attacco alle Twin Towers. I suoi amici mi raccontarono che la sera prima di morire aveva parlato loro di Dante e Hugo. Aveva insegnato loro la guerra, ma anche la poesia”.
Le interviste ai potenti del mondo
Ettore Mo si è interessato per oltre vent'anni alla politica estera, narrando in prima persona tutte le crisi mondiali e ha conosciuto e intervistato i maggiori protagonisti del Ventesimo secolo, seguendo fedelmente i suoi dettami. Il principio che muoveva le sue azioni era sempre lo stesso: per un giornalista l'importante è essere sul posto, vedere con i propri occhi, poter ascoltare dai testimoni diretti quanto è accaduto e poterlo riportare in prima persona. Anche dopo essere andato in pensione ha continuato girare il mondo in cerca di storie da raccontare ai lettori del suo giornale.
I suoi servizi raccolti in volumi antologici
Il suo campo d’azione è stato sempre quello di confezionare grandi servizi giornalistici speciali, le storie di ogni angolo del mondo che spesso ha raccolto in volumi antologici.
Ettore Mo è ricordato anche per aver realizzato una delle ultime interviste al tenore Luciano Pavarotti, al Corriere della Sera, in cui il cantante lirico modenese ha raccontato la sua lotta contro la malattia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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