Cracovia. Scusi Pirlo, ma in quale isola si sarebbe rifugiato se il portiere inglese le avesse parato il "cucchiaio"?
«Io mi alleno sui rigori, ma poi decido al momento. Non sono partito con l'idea di tirare a quel modo, ho cercato il colpo sotto appena ho visto il loro portiere sdraiato per terra».
Ha sentito quanti complimenti ricevuti in giro per il mondo: c'è qualcuno in particolare che l'ha reso felice?
«Se firmati dai colleghi, alcuni dei quali autentici campioni, fanno sempre piacere. Non ne voglio scegliere uno in particolare, ma li ringrazio tutti».
C'è qualcuno che ha chiamato per complimentarsi in diretta, per caso Totti?
«No, Totti no, ma ho molto apprezzato il suo commento. Chi mi chiama tutti i giorni è Nesta, se volete proprio saperlo».
Adesso dicono tutti: questo Pirlo è da Pallone d'oro. Comincia a pensarci?
«Assolutamente no. E la spiegazione è semplicissima: fino a quando ci sono Messi e Cristiano Ronaldo che tra l'altro fanno 70-80 gol, è impossibile arrivare davanti a loro. Ma vi assicuro che non è un problema per me».
Come mai non ha esultato dopo il cucchiaio?
«Semplicissimo perché non c'era niente da festeggiare in quel momento: stavamo sotto nel conto dei rigori».
A chi vuole dedicare quel rigore?, c'è stato un pizzico di sana follia nel decidere di tirare a quel modo?
«La dedica è per tutti gli italiani. Nello scegliere quella soluzione non c'è stata alcuna follia, me lo sentivo in quel momento e l'ho fatto».
Prandelli sostiene che in quel modo ha messo pressione agli inglesi…
«In effetti quel rigore ha tolto loro sicurezza e messo un po' di ansia. Volevo far abbassare le ali al portiere loro in quel momento».
Avete dato un'occhiata alla Germania?
«Abbiamo visto tutte le loro partite in diretta perché giocavano sempre prima di noi, adesso abbiamo rivisto alcuni spezzoni. Negli ultimi dieci anni hanno disputato sei semifinali, segno di una grande forza che consente loro di arrivare fino in fondo ai tornei. Ozil è il più pericoloso della compagnia, io finirò nella sua zona».
C'è qualche analogia con la Germania del 2006 castigata a Dortmund?
«In effetti si presentano con le stesse caratteristiche di allora. Squadra capace di travolgere chiunque, stessa sicurezza nei propri mezzi, in più, allora giocavano davanti al loro popolo. Noi abbiamo lo spirito giusto, sappiamo che il bello deve ancora venire, finora non abbiamo raggiunto nulla, dobbiamo evitare gli errori, perché li sfrutterebbero».
Una differenza questa volta c'è: allora la stampa tedesca cavalcò i soliti luoghi comuni, spaghetti, pizza e mafia. Ora Die Zeld le dedicherà la copertina in uscita giovedì…
«Forse questa volta non sono così convinti di potercela fare, come accadde magari nel 2006. Secondo me ci rispettano e magari ci temono anche, staranno più attenti. L'importante è che l'Italia sia convinta di poter fare bene».
Con gli inglesi avete stradominato, tirato 35 volte: come si può fare meglio?
«Facendo gol. Fondamentale è creare quelle occasioni e puntare sul possesso palla. È l'unico modo per sfruttare al meglio le nostre caratteristiche e tentare di avere la meglio sui tedeschi».
Siamo arrivati all'europeo pensando che la Spagna avesse il miglior centrocampo al mondo: quello italiano non è poi così male…
«E infatti siamo alla pari con gli spagnoli».
Scusi Pirlo, ma non è che contro gli inglesi ha fatto il padrone del gioco perché le hanno lasciato piena libertà di azione? Ha addirittura corso più di tutti, 15 i chilometri percorsi…
«Fin da quando ero ragazzo ho sempre puntato sulla continuità, sono un tipo dotato di molta resistenza, non è una novità né per i miei allenatori e nemmeno per i miei preparatori. Sono molto orgoglioso di giocare questa semifinale: sono quasi a fine carriera».
Si è pacificato con il Milan dopo tutte quelle stilettate seguite allo scudetto con la Juve?
«Non ho mai parlato male del Milan, ho vissuto 10 anni splendidi».
Ci racconta cosa vi ha
detto Buffon in quel capannello prima dei rigori?«Gigi ha offerto a noi tutti grande sicurezza in campo e fuori, ci ha dato una carica straordinaria: bisogna crederci, meritiamo di passare noi, ci ha detto».
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