Meno di 400 chilometri separano Zurigo, sede principale di Credit Suisse, da Francoforte, quartier generale della Bce. Il fragoroso precipitare dell`istituto elvetico in Borsa, con incorporato impazzimento dei cds a segnalare l`esponenziale aumento dei rischi di un default, deve essere quindi arrivato forte e chiaro ai piani alti dell`Eurotower. La rassicurante separazione oceanica che divideva il Vecchio continente dai guai bancari altrui è diventata un diaframma sottile. Ora c`è un bubbone esploso alle nostre porte. Ed è difficile da ignorare. La caduta del gigante svizzero, così «interconnesso a livello globale» come ricorda l`home page dell`istituto (una sottolineatura da primo della classe che assume ora connotati sinistri), alimenta i timori sullo stato di salute del sistema creditizio europeo. L`Eurotower, infatti, è sul chi vive: ieri ha contattato le banche sotto la sua vigilanza per chiedere informazioni sulla loro esposizione finanziaria nei confronti dell`istituto guidato da Ulrich Koerner. A confidarlo alla Reuters sono state due fonti, una delle quali ha tuttavia precisato di considerare i problemi di CS come specifici della singola banca, piuttosto che sistemici.
Il punto è proprio questo: se davvero l`Eurotower considera un caso isolato quello che sta terremotando la banca zurighese, allora nella riunione di oggi procederà come un carro armato alzando i tassi di un altro 0,50%. In quel caso, le aspettative dei mercati verrebbero travolte. Alla luce della tempesta che sta squassando i mercati e i titoli bancari in particolare, i trader scontano una stretta circoscritta a 75 punti base da qui alla fine dell`anno, mentre gli analisti di Bloomberg Economics non escludono che il giro di vite odierno possa limitarsi a un quarto di punto. Si tratta di proiezioni più conservative e prudenti rispetto a quelle che riguardano la Federal Reserve. Le possibilità che la banca centrale Usa metta in pausa l`azione di restringimento della politica monetaria nel vertice della prossima settimana, sono schizzate al 60%; inoltre, si ipotizzano tagli per complessivi 120 punti al costo del denaro entro dicembre.
Se appare sempre più verosimile la metamorfosi da falco a colomba di Jerome Powell, non altrettanto si può dire di Christine Lagarde. Una fonte vicina al consiglio direttivo della Bce ha sostenuto di non ravvisare alcun cambiamento fondamentale nelle prospettive. Tradotto: la stella polare che guida le scelte dell`istituto centrale resta solo l`inflazione, considerata ancora troppo elevata poiché i prezzi al consumo si sono attestati in febbraio all`8,5%, un livello superiore alle previsioni e solo leggermente inferiore all`8,6% di gennaio. La riunione di oggi si preannuncia particolarmente surriscaldata, ma è difficile che riesca a prevalere l`ala morbida del board. I recenti inviti alla prudenza venuti dai due rappresentanti italiani del direttivo, Ignazio Visco e Fabio Panetta, rischiano di rimbalzare contro il muro di gomma di quanti, oltre a richiamare la necessità di continuare la lotta al carovita, useranno come assunto per giustificare la postura aggressiva quanto sostenuto da Goldman Sachs. E cioè che le banche dell`eurozona sono «ben capitalizzate e dotate di ampia liquidità».
C`è inoltre un altro aspetto da considerare. Secondo alcuni, l`aumento dei tassi di 50 punti è stato così ampiamente pubblicizzato nelle scorse settimane che un dietrofront rischierebbe di minare la credibilità della Bce. Qui però ci si avventura in un campo minato. Francoforte si è infatti già giocata una buona fetta di attendibilità dopo aver giudicato, per mesi, «transitoria» l`inflazione.
Una sottovalutazione del fenomeno che ha comportato una risposta tardiva e frettolosa. Ora la parola spetta alla Lagarde, chiamata a spiegare con il massimo della chiarezza le decisioni che saranno prese oggi. Allacciate le cinture.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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