"Vanno rivisti gli oneri di sistema". Dal Cnpr Forum arriva l'allarme sul Caro bollette

Mascaretti (FdI): “Da governo 3 mld per famiglie e imprese”, Misiani (Pd): “Misure strutturali per ridurre costi energetici”, Squeri (FI): “Prospettive positive se migliora crisi Russia Ucraina”, Dori (AVS): “Puntare sulle rinnovabili”

Nella foto da sinistra in senso orario Andrea Mascaretti, Antonio Misiani, Devis Dori e Luca Squeri
Nella foto da sinistra in senso orario Andrea Mascaretti, Antonio Misiani, Devis Dori e Luca Squeri

“Sul caro energia il governo ha risposto tempestivamente con il decreto numero 19 del 28 febbraio che prevede tre miliardi di euro di aiuti sia per le famiglie che per le piccole e medie imprese oltre alle aziende energivore. Un contributo di 200 euro a famiglia per chi ha un ISEE fino a 25mila euro. Il decreto prevede anche una serie di norme sulla trasparenza per garantire che i contributi che vengono destinati alle famiglie e alle imprese arrivino effettivamente e siano leggibili in bolletta”. Lo ha dichiarato Andrea Mascaretti, deputato di Fratelli d’Italia nelle Commissioni Bilancio e Lavoro, nel corso del Cnpr forum “Luce e gas, torna l’allarme bollette: quali misure per famiglie e imprese”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“Il tema dell’indipendenza energetica è fondamentale - ha aggiunto Mascaretti - il caro bollette è dovuto al costo del gas e alla dipendenza da pochi fornitori. Fino alla crisi della guerra in Ucraina il grande fornitore dell’Italia era la Russia. Poi, paghiamo lo scotto di non avere le centrali nucleari che, come accaduto in Francia, hanno consentito un abbattimento dei costi. Infine, dobbiamo considerare anche le politiche energetiche portate avanti dall’Unione Europea dove si è puntato a una sostenibilità ambientale senza considerare anche quella economica”.

Per Antonio Misiani (Pd), vicepresidente della Commissione Bilancio a Palazzo Madama: “Il governo ha emanato un decreto sul caro energia in modo tardivo. E’ un anno che il prezzo della luce e del gas è in costante aumento. Il gas oggi costa il 104% in più rispetto ad un anno fa e l’energia elettrica il 76% in piu. Noi avevamo segnalato questo problema già durante la discussione della Legge di Bilancio ma il governo non ha fatto nulla. Solo ora è intervenuto con un decreto legge che accoglie alcune proposte del Partito Democratico sul rinvio delle aste per i clienti vulnerabili e sul rafforzamento del ruolo di acquirente unico, ma per il resto rimane un provvedimento assolutamente insufficiente. La Meloni diceva che tre miliardi di euro erano pochi, ma i soldi sono rimasti quelli e vengono spesi per misure temporanee. Mancano misure strutturali per ridurre permanentemente il costo dell’energia elettrica che in Italia è il più alto d’Europa ed è cresciuto di più rispetto agli altri paesi. Il prezzo del gas è determinato nei mercati europei il che vuol dire che c’è qualcosa che non funziona in Italia nei meccanismi di formazione dei prezzi dell’energia elettrica. La chiave per ridurli è sganciare il prezzo dell’elettrificazione da quello del gas”.

L’impegno del governo è stato ribadito da Luca Squeri, deputato di Forza Italia e componente della commissione Attività produttive: “A dicembre l’Ucraina ha chiuso il rubinetto di quella quantità di gas che ancora arrivava dalla Russia dopo l’embargo. Questo ha determinato il rialzo dei prezzi che si è riflesso sulle bollette elettriche perché in Italia la corrente elettrica è ancora fortemente legata come produzione al gas. E’ stato dunque necessario fare quello che ha fatto il governo, vale a dire mettere mano al portafoglio e nell’ultimo decreto di dieci giorni fa ha dato come risorse disponibili tre miliardi complessivi: 1,4 miliardi per le famiglie e 1,6 miliardi per il mondo produttivo per consentire un impatto meno pesante. Ritengo che le prospettive siano ottimistiche perché già sentire parlare di pace tra Russia e Ucraina ha già fatto scendere i prezzi. Dunque se la dinamica geopolitica fosse quella, sarebbe un grande risultato anche in termini di benefici per l‘energia. Inoltre, considerando che andiamo verso l’estate c’è da tenere presente che abbiamo le riserve non da riempire per cui possiamo dunque sperare in un ribasso e in un’uscita da questa situazione emergenziale”.

Puntare sulle fonti rinnovabili è la priorità per Devis Dori, deputato di alleanza Verdi Sinistra e componente della commissione Giustizia: “Più di due milioni di famiglie in Italia si trovano in una condizione di povertà energetica e ciò significa che sono costrette a modificare le proprie abitudini di vita perché non sono in grado di poter pagare le bollette. Parliamo di riduzione delle ore di riscaldamento e di rivalutazione della gestione domestica. Abbiamo presentato diverse mozioni alla Camera per estendere la platea dei beneficiari dei bonus sociali per elettricità e gas innalzando la quota isee per l’accesso. L’inflazione ha peggiorato la situazione e i grandi profitti delle società energetiche sulle spalle delle famiglie e delle imprese sono un segnale assolutamente negative. Puntiamo fortemente sulle energie rinnovabili che hanno grandi potenzialità penso ad esempio alle comunità energetiche che però per scelte burocratiche vengono ostacolate. L’Italia era ai primi posti in Europa per la produzione di energia da fonti rinnovabili ma poi ci siamo gettati nelle braccia della dipendenza dal gas. Se vogliamo abbassare le bollette ai cittadini sono queste le risposte e non il nucleare, che per noi è e resta un grave errore”.

Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Mario Chiappuella, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Massa Carrara: “Negli ultimi mesi il caro bollette è tornato al centro dell’attenzione. Servono misure urgenti per tutelare le fasce più deboli della popolazione. Dobbiamo anche iniziare a verificare i temi dell’autosufficienza energetica e le politiche di sostenibilità. Tra il 2019 e il 2024 il costo dell’energia elettrica in Italia è aumentato del 107% a fronte degli incrementi molto più contenuti dei costi registrati in Francia e Spagna e Germania. Aumenti da imputare chiaramente a diseconomie di sistema e oneri aggiuntivi che in nostro Paese continua a far gravare sui consumi energetici”.

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili: “Non si riesce a governare la tariffa dell’energia per diversi motivi. Si dimentica spesso di fare un’analisi sul sistema tariffario italiano che è di una complicazione fuori del normale. Basta andare sul sito dell’Autorità di regolazione energia reti e ambiente, Arera, per scoprire la complicazione di algoritmi di riproducibilità impossibile. Le bollette contengono anche gli oneri di sistema, somma indipendente dai consumi fatturati. E questi sono molto alti, fino a incidere per il 20%. Sono importi fatturati per le attività di interesse generale del sistema, come la messa in sicurezza delle centrali nucleari dismesse, gli incentivi alle fonti rinnovabili, la copertura dei bonus elettrici, solo per fare alcuni esempi e sono pagati da tutti gli utenti. Servirebbe una revisione di questi oneri, che sono in realtà para-fiscali, sui quali il governo intervenne nel 2021 sopprimendoli temporaneamente.

Se aumentano le agevolazioni per le fasce deboli aumentano gli oneri di sistema per tutti gli altri e si arriva a un corto circuito. C’è infine il paradosso degli extra profitti come è possibile che aumentano i costi del gas, aumentano le bollette ma aumentano anche i profitti?”.

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