
Una buona notizia e un'altra meno. La produzione industriale di gennaio è salita del 3,2% sul mese precedente, ma scesa dello 0,6% su base tendenziale. Quello registrato dall'Istat è stato dunque in ventiquattresimo calo consecutivo rispetto all’anno precedente. Su base annua, le flessioni più ampie si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-13,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,3%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-6,2%); mentre si osservano aumenti per i beni strumentali (+4,1%), i beni intermedi (+4,0%) e i beni di consumo (+2,6%).
Si registra una crescita esclusivamente per i beni di consumo (+0,4%); al contrario, diminuzioni segnano i beni strumentali e l'energia (-0,8% per entrambi i raggruppamenti di industrie) e i beni intermedi (-0,6%). I settori di attività economica che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+21,7%), l'industria del legno, della carta e stampa (+6,2%) e la fabbricazione di prodotti chimici (+4,3%). Le flessioni più ampie si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-13,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,3%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-6,2%).
A gravare in modo particolare sul contesto complessivo è proprio il calo dell'auto, settore già da tempo attenzionato e affossato anche dagli effetti negativi di una transizione energetica sganciata dalle esigenze industriali. Non a caso, oroprio l'automotive è al centro del nuovo tavolo al Mimit, dove il ministro Adolfo Urso insieme ai rappresentanti della filiera e ai sindacati ha fatto il punto sulle politiche nazionali ed europee. "Incentiviamo le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita, come la difesa, l'aerospazio, la blue economy e la cybersicurezza", ha affermato l'esponente di governo, evidenziando l'assoluta priorità di mettere in sicurezza le imprese e tutelare i lavoratori.
La crescita economica dell'area euro - ha rilevato l'Istat nella propria analisi - è stata rivista al rialzo nell'ultimo trimestre dell'anno, con prospettive in moderato miglioramento. Tuttavia, il dinamismo economico in Europa è risultato sensibilmente inferiore a quello di altre aree, quali Stati Uniti e paesi asiatici.
E a incrementare l'instabilità potrebbe contribuire il rischio - sempre più concreto - di una guerra dei dazi, i cui effetti negativi ricadrebbero anche sull'Italia, regina europea dell'export in molti settori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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