Si potrebbe quasi dire “Paese che vai, priorità della sinistra che trovi”; e se da noi in Italia le priorità della sinistra sembrano rimanere sempre le stesse bramosie arcobaleno, nel Regno Unito, per impostare una campagna elettorale capace di soffiare sulla lotta di classe a costo zero, si punta alla “cacciata” dei lord da Westminster. Ultimo nobile baluardo dell'antico retaggio che oggi viene definito “indifendibile” dal leader del partito che dovrebbe rappresentare gli interessi della working class.
Ebbene sì, il Partito laburista si è prefisso una missione più semplice che utile: abolire la Camera dei lord. Parola di Keir Starmer, leader dell'opposizione della sinistra britannica che nell’ora più buia dei tories - scossi dalle sequenza dello scandalo Johnson e dalle dimissioni Truss - ha annunciato che “una volta conquistato il potere procederà ad abolire la Camera dei Lord”, il ramo non eletto del Parlamento inglese.
Erede diretta del consiglio reale d’epoca medievale, tra il XIII secolo e il XIV secolo ha rappresentato un cardine della politica territoriale del Regno d’Inghilterra prima della costituzione della Gran Bretagna, annoverando come suoi membri i signori delle isole britanniche, titolo generalmente associato ai pari del regno, ossia duchi, marchesi, conti, visconti e baroni. Rappresentando dunque, anche in virtù della presenza degli 87 membri ereditari e dei 25 lord spirituali, ossia i vescovi della Chiesa d’Inghilterra, un’istituzione con radici profonde nell’origini di un regno che ha sempre dimostrato di saper onorare la propria storia.
Di fronte ai microfoni della Bbc, però, il leader laburista non si è risparmiato nel ritenere “indifendibile” la Camera del Lord - che conta attualmente 768 membri ed è di fatto l’assemblea legislativa più numerosa al mondo dopo quella della Repubblica popolare cinese - aggiungendo che “chiunque vi dia uno sguardo avrebbe difficoltà a dire che deve essere mantenuta” e concludendo con l’affondo: “Dunque vogliamo abolirla e rimpiazzarla con una Camera eletta”.
Quello di Sir Keir Starmer - nominato "cavaliere comandante” dell'Ordine del Bagno nel 2014, benché non adori il suo prefisso - è stato visto come un affondo “anti-casta contro un simbolo delle istituzioni britanniche”, e rischia di indebolire la figura dei pari del Regno che già nel 2015 venivano definiti “anacronistici” rappresentanti di una camera Alta troppo “affollata”. Per i sudditi della corona il problema non sarebbe tuttavia il peso simbolico o politico di un collegamento al passato - il Regno Unito vive di tradizioni e i lord sono spesso personalità che possono vantarsi di "chiara fama" - ma la "poca trasparenza" nella nomina dei pari che la compongono da parte dei primi ministri uscenti. Nomina che viene di solito considerata come un premio da concedere ad alleati o chi ha offerto il proprio sostegno, rendendoli membri del parlamento “a vita”. Una consuetudine che conosciamo bene anche nel nostro Paese.
La risposta dal nuovo inquilino del numero 10 di Downing Street, il neo eletto premier Rishi Sunak, non si è fatta attendere: "La Camera dei Lord ha un ruolo importante e prezioso" e per questo non andrebbe abolita in virtù di quello che appare già come un facile gioco politico capace di attrarre quella parte di elettorato ancora animato dalla lotta di classe che in ogni latitudine e longitudine trova proseliti, ma altrettanto spesso non trova o sa proporre sostituti senza macchia ai quali passare il testimone.
Come ricordato sulle pagine del Corsera: "Abolire la Camera dei Lord è più facile a dirsi che a farsi". E i tentativi precedenti, che hanno già visto tra i crociati della working class mr. Tony Blair impegnato a schierarsi contro gli ermellinati, non portò i risultati sperati. Secondo alcuni scettici, tra cui spicca l'ex ministro conservatore Simon Clarke, sciogliere la Camera dei Lord per rimpiazzarla come desidera Starmer con una seconda Camera eletta sarebbe "una totale stupidità", che finirebbe per "minare fatalmente il primato dei Comuni" e potrebbe riservare per il futuro di Londra una paralisi istituzionale che, in una fase delicata come il post-Brexit, nessuno nel Regno si augura davvero. Come di sovente accade, infatti, alcuni appassionati della lotta di classe che in virtù del loro odio per la "casta" si promuovono suoi nemici giurati pur facendone o divenendone parte, rischiano di produrre più intralci che benefici ad un sistema "affollato" ma dopo tutto rodato e bilanciato.
Sul punto che il popolo britannico annoveri tra le sue priorità quella di abolire i Lords e delegare a palazzi e manieri le loro sontuose e purpuree pellicce d'ermellino d'araldica memoria invece, lasciamo ai posteri l'ardua sentenza. È il bello della democrazia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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