"È vero, ad agosto abbiamo distrutto il mercato del gas, ma la nostra missione era di riempire gli stoccaggi". Un'ammissione tanto candida quanto spiazzante, quella del vicecancelliere tedesco e ministro dell'Economia Robert Habeck. Il co-leader dei Verdi, esponente di spicco dei Grunen nel governo di Olaf Scholz assieme al ministro degli Esteri Annalena Baerbock, ha dialogato con Bloomberg Tv a Davos, ove si trovava per i lavori del World Economic Forum assieme al cancelliere. E ha rilasciato dichiarazioni pesanti, se lette col senno di poi.
L'estate calda dell'Europa sul gas
Habeck fa riferimento al freno tedesco a qualsiasi soluzione legata a un tetto al prezzo del gas naturale nell'Unione europea in una fase in cui le preoccupazioni per un inverno rivelatosi, alla fine, più mite del previsto erano state scontate dai mercati con un'impennata dei prezzi. Su InsideOver ad agosto avevamo indicato proprio nella Germania l'anello debole dell'Europa sul gas, dato che il governo Scholz era letteralmente andato in panico di fronte alla triplice congiuntura che si era venuta a creare: dubbi sugli stoccaggi invernali, rischio di una profonda recessione per il caro-energia e frenata dell'export trainato dall'industria manifatturiera tedesca.
In quest'ottica, Berlino si trovò fino al caso del guasto al gasdotto Nord Stream 2 profondamente indecisa sul da farsi in Europa, tanto da silurare il piano del premier italiano Mario Draghi sul tetto al prezzo del gas per timori di rappresaglie russe finalizzate a impedire il riempimento degli stoccaggi.
Il tetto ai prezzi era indicato ai tempi come una delle due grandi strategie da mettere in campo assieme al disaccoppiamento tra prezzi del gas e prezzi dell'elettricità prodotti con fonti rinnovabili. Ma non se ne fece nulla. Le parole di Habeck spiccano per il loro realismo.
Il sentiero in salita verso il tetto al gas
In sostanza il "libera tutti" della corsa alle forniture di gas, che ha rischiato di creare una competizione tra Paesi importatori, è stata messo da Berlino, Paese più dipendente tanto dalle forniture esterne quanto dal problematico gas russo, in testa alla cima delle priorità. Facendo dimenticare tutto quello che in tale fase poteva mettere a rischio tale obiettivo. Ivi compreso quel tetto al prezzo del gas faticosamente raggiunto solo a dicembre. All'inizio con un tetto ai prezzi a 275 euro al MWh totalmente disfunzionale, ridotto grazie al pragmatismo di Paesi come Italia, Francia e blocco mediterraneo a 180 euro il 19 dicembre scorso.
Risultato rivendicato, legittimamente, dal governo Meloni come una vittoria dell'Italia ma la cui mediazione è arrivata dopo mesi di blocchi da parte di Berlino a proposte che rendevano possibile imporre un tetto più basso. Magari a 80 euro, come proposto inizialmente da Draghi prima di ricevere il "nein" di Berlino.
La sardana dei prezzi di agosto, che hanno portato l'oro blu a stazionare spesso tra i 300 e i 350 euro al MWh, è passata come uno tsunami travolgendo le prospettive economiche di milioni di cittadini e centinaia di migliaia di imprese in tutta Europa, facendo sentire i suoi effetti sistemici su bollette e tariffe pagate dagli utenti.
Le debolezze del governo tedesco
Habeck parla dopo un inverno tutto sommato favorevole in cui il clima ha aiutato l'Europa a preservare gli stoccaggi di gas. Ma la linea politica del ministro ecologista trovatosi, contrappasso dei contrappassi, a dover essere guardiano delle forniture di gas al Paese si è dimostrata da tempo inadeguata. Così come si è sentita tutta la fragilità della leadership del cancelliere Scholz, a cui manca il pragmatismo della Cancelliera Angela Merkel. Europeista a parole, il governo Scholz e in particolar modo il Ministro Habeck hanno di fatto scatenato un'insana competizione sul gas che ha accelerato la corsa dei prezzi e che solo per contingenze non ha prodotto vincitori e vinti.
Solo i tempi lunghi concessi dal clima mite per riempire completamente gli stoccaggi, in cui la Germania ha grandi quantità di gas russo comprato anche grazie alle mosse anti-price cap d'estate, hanno evitato guai peggiori. Ma l'individualismo spiccio della Germania di Scholz e Habeck è un pessimo segnale per l'Europa.
E andrà guardato con attenzione ora che Berlino intende fare muro su diverse proposte politiche legate alla continuazione della sospensione delle regole emergenziali su debito e bilancio e ritornare "falco" su conti pubblici e tassi d'interesse. Sempre, come successo col gas, col tempismo peggiore che si potesse immaginare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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