
L’ex presidente argentino Alberto Fernández, al potere dal 2019 al 2023, è stato rinviato a giudizio lunedì scorso per lesioni aggravate e violenze nei confronti dell’ex compagna Fabiola Yañez. Ad appesantire le drammatiche accuse che pendono sulla testa del predecessore di Javier Milei è il fatto che, per citare un famoso detto, Fernández in passato abbia predicato bene ma razzolato malissimo. Durante il suo mandato, infatti, il politico peronista si era definito il primo leader "femminista" dell’Argentina e aveva creato il ministero delle Donne per mandare un segnale di intransigenza proprio contro i responsabili di abusi domestici.
L’incriminazione è stata stabilita dal giudice federale Julián Ercolini che ha predisposto anche il congelamento dei beni dell'ex presidente per l'equivalente di circa otto milioni di dollari. Il provvedimento ha preso in esame in particolare due fatti per i quali è stato ritenuto che ci siano elementi sufficienti per giustificare il rinvio a giudizio di Fernández: il colpo all'occhio destro riportato da Yañez nel luglio del 2021 e un forte strattone che il mese successivo avrebbe causato un ematoma al braccio destro dell'ex first lady.
Stando alle accuse si tratterebbe però della punta dell’iceberg di una relazione, durata 14 anni, caratterizzata da "violenza psicologica" e da "minacce" esercitate sulla donna affinché non sporgesse denuncia. Nel provvedimento del giudice si parla esplicitamente di "molestie, stalking, controllo, indifferenza, insulti, accuse, mancanza di rispetto e ostilità" di cui sarebbe stata vittima Yañez non tralasciando il "condizionamento economico" esercitato da Fernández per "manipolare e continuare a esercitare potere e controllo" sulla sua ex compagna.
Nel 2022 l’ex leader aveva affermato di provare vergogna per la violenza di genere e aveva aggiunto che “dobbiamo denunciare” coloro che opprimono le donne. L’incriminazione per Fernández è arrivata al termine di un’indagine durata sette mesi e, in caso di condanna, la pena prevista potrebbe comportare la detenzione in carcere da un minimo di 3 a 18 anni. In una delle udienze in tribunale l’imputato ha dichiarato che “se qualcuno nella relazione è stato aggredito, quello ero io. Se qualcuno ha dovuto sopportare insulti e maltrattamenti, quello ero io”.
La svolta nella vicenda è arrivata durante un’indagine per corruzione su Fernández e persone a lui vicine rispetto alla quale l’ex presidente si è dichiarato estraneo. Nel corso di tali attività investigative le immagini delle presunte violenze sono state rinvenute nel cellulare della segretaria dell’ex leader a cui Yañez, che oggi vive a Madrid, ha detto di aver confidato i maltrattamenti. Il giudice ha affermato che per otto anni l’ex compagna del presidente argentino ha attraversato “diverse fasi di violenza che hanno gradualmente distrutto la sua determinazione e la sua volontà di fuggire dalla situazione, cercare aiuto o denunciarla alle autorità”.
Nella sua dichiarazione giurata Yañez ha scritto che l’ex compagno voleva controllarla “costantemente” e ha descritto il suo trattamento come “terrorismo psicologico”. Sotto choc il mondo politico. Negli scorsi mesi Cristina Kirchner, ex presidente e numero due di Fernández, ha fatto sapere che quanto emerso riguarda “gli aspetti più sordidi e oscuri della condizione umana”.
È probabile che Milei, rivale del peronista e attuale inquilino della Casa Rosada, cercherà di sfruttare la drammatica vicenda per distogliere l’attenzione dallo scandalo sulla criptovaluta $Libra, promossa da El Loco su X, il cui valore è colato a picco nel giro di poche ore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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