
Tutti bellicisti. Basta con i fiori nei cannoni, gli obiettori nelle coscienze, i granai al posto delle munizioni, i pacifinti, i panciafisti, gli smidollati figli di papà senza spina dorsale, svirilizzati, ops, perché smilitarizzati
Tutti con il fardello dell'uomo bianco. Basta con Atena nera, il rispetto delle civiltà altrui, i mali del colonialismo, le turpitudini dell'imperialismo Beethoven è dei bianchi, e pure Hegel, per non parlare di Dante e del Bernini, tutto quello che non è bianco tutt'al più vale un tucul, che, come si sa, è una capanna dove Giambo fa la nanna
Tutti antiamericani. L'America di oggi, va da sé, di quel semi-obeso di Trump, di quel simil-nazista di Musk. Vuoi mettere con gli Stati Uniti, quelli democratici, quelli repubblicani, che facevano la guerra del Vietnam, che appoggiavano Pinochet in Cile, i militari in Brasile e i dittatori un po' sparsi in tutto il mondo, che bombardavano ora qua ora là, quello sì che era il modo giusto di portare la pace, di esportare la democrazia, vuoi mettere quell'America First con questa qui? Un altro stile, un'altra America, appunto.
Tutti patrioti europeisti. Quale Europa? Be', non certo questa. Ma come, l'Unione europea, l'impossibilità di sottoporla a referendum, il Mercato comune europeo, l'europarlamento, l'allargamento a 27 Paesi, la lezione di Schuman e di Adenauer, quella di De Gasperi, il patto di Roma, la moneta unica, non era tutto frutto della nostra lungimiranza, della pace e del benessere continentale, ma che dico, mondiale? Nooo! Abbiamo scherzato, è l'Europa federalista quella da indossare, il prêt-à -porter della nuova stagione in corso Nessuno l'ha mai indossato? È il bello delle utopie, un po' come il bello della diretta.
È sorprendente come un linguaggio un tempo definito di destra, si trasformi in un camaleontismo di sinistra, con tutto un corollario di firme, marce, piazze, appelli, manifestazioni dove si ritrovano gli stessi intellettuali e gli stessi politici che fino al giorno prima dicevano l'esatto opposto. Sarà anche vero che solo gli imbecilli non cambiano mai opinione, ma quando se ne cambiano troppe vuol dire che dietro di esse non c'era un pensiero, ma il vuoto, e quando si fa finta che no, che in fondo è rimasta la stessa, è la disonestà a farla da padrona, un esercito di imbroglioni buoni a nulla, ma capaci di tutto.
È un po' la logica dei trinariciuti di guareschiana memoria, a dimostrazione che non cambia mai nulla, compagno, e si è sempre pronti a un altro giro di valzer. In una vignetta del tempo che fu, si vedeva un gruppo di comunisti con le tre narici fumanti che si aggirava per una Festa dell'Unità affilando minacciosi coltellacci: «Contrordine compagni! Il manifesto con su scritto Il compagno Togliatti aprirà le panze va corretto e deve leggersi Il compagno Togliatti aprirà le danze» Danze o panze, che sarà mai, armiamoci e partire anche.
È il contesto, si dirà, altra formula magica che si usa quando non si sa bene cosa dire. Per esempio, le purghe di Stalin, come le foibe di Tito, vanno lette nel contesto dell'epoca, e pazienza se i purgati e gli infoibati di allora non lo capirono. Per esempio, l'Ucraina di oggi va letta nel suo contesto, mentre per la Serbia bombardata di ieri non c'era contesto che tenesse. Ma questa, è noto, è un'altra storia.
Quando il camaleontismo diventa un habitus mentale, il risultato è simile a quel camaleonte di un apologo di Roman Gary: messo su un tappeto a scacchi multicolori, moriva stroncato nel suo tentativo di riadeguarsi senza un attimo di tregua. È quello che è successo l'altro giorno con «i volenterosi» della pace in nome della guerra o della guerra in nome della pace, fate voi, riunitisi in piazza del Popolo a Roma.
Erano tutto e il loro contrario, ex e postcomunisti, ex e post europeisti, ex e post internazionalisti, ex e post democratici liberisti e però socialisti, socialisti e però globalisti, ex e post teorici del condizionatore spento e dei dazi a corrente alternata, a noi no, a qualcun altro sì L'unica cosa veramente in comune, era l'alta considerazione di sé, l'essere la parte sana della nazione, no, che termine orribile, del Paese, meglio della società civile, gli alfieri del retto pensiero, oltreché del corretto desinare, ecologico e salutista, comunque a sbafo, par di capire, perché a pagare il conto era il Comune capitolino, i cittadini dell'urbe, insomma, ma bisogna fermarsi qui, parlare di soldi è così volgare, degno di quell'affarista di Trump che vuole fare la
pace per guadagnarci sopra, ma pensa un po', mentre qui O si fa l'Europa o si muore, ha detto qualcuno, ben sapendo che di vergogna ormai non muore più nessuno . Di loro, naturalmente, perché la vergogna non sanno cosa sia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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