Via al G20 di Rio, Milei si sfila dall’alleanza globale contro la fame

Si apre il summit brasiliano. Primi effetti della vittoria di Trump. Oggi l’intervento di Meloni

Via al G20 di Rio, Milei si sfila dall’alleanza globale contro la fame
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dal nostro inviato a Rio de Janeiro

“Il grande giorno è arrivato. Inizia oggi il vertice del G20 a Rio de Janeiro. Benvenuti e benvenuti in Brasile”. Così il presidente brasiliano Luiz Ignacio Lula da Silva ha aperto il G20 che si tiene al Museo di Arte Moderna di Rio. Un summit in salita, condizionato dalla vittoria di Donald Trump alle elezioni dello scorso 5 novembre, un passaggio destinato a cambiare gli equilibri geopolitici mondiali come dimostra l’accelerazione diplomatica in corso per cercare di arrivare a un negoziato per far sedere a uno stesso tavolo Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky.

E l’ombra di Trump sta condizionando anche la trattativa degli sherpa per arrivare a un documento finale del summit. Non solo su temi chiave come il conflitto in Ucraina e la crisi in Medioriente, ma anche sui dossier i più cari alla presidenza brasiliana, a partire della lotta alla povertà alla fame nel mondo, passando per la transizione energetica. Con il presidente argentino Javier Milei - in assoluta sintonia con l’amministrazione americana che verrà - che si è messo di traverso da giorni, in uno scontro tutto politico con Lula.

Nello specifico i negoziatori argentini di Milei si oppongono con veemenza a una clausola che chiede una tassa globale sui super-ricchi (precedentemente accettata) e ad un'altra che promuove l'uguaglianza di genere. Al punto che l’Argentina è l’unico Paese del G20 a non sottoscrivere l’alleanza globale contro la fame e la povertà. I primi effetti della vittoria di Trump.

L’Italia, d’altro canto, da presidente ormai uscente del G7 non può che auspicarsi una certa «continuità» dalle azioni brasiliane. Specie per quanto riguarda il conflitto in Ucraina. A mille giorni dall’invasione russa e con Trump in arrivo alla Casa Bianca, le cose paiono evolvere rapidamente. Anzi, il riposizionamento di massa dei Paesi occidentali a favore di una tregua che cristallizzi lo status quo per certi versi parrebbe già cominciato.

Al di là delle promesse del Tycoon, infatti, il turco Recep Tayyip Erdogan ha infatti portato al tavolo del G20 di Rio la proposta di congelare il conflitto ad oggi, istituire una zona smilitarizzata che faccia da cuscinetto e porre una moratoria sull’accesso alla Nato di Kiev da compensare con adeguate forniture militari.

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