I professionisti dell'odio sono pure qui

La sinistra continua a seminare odio, anche dopo un attentato

I professionisti dell'odio sono pure qui
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Gli americani hanno un modo tutto loro e molto particolare di risolvere le questioni politiche quando la matassa si ingarbuglia: sparano al presidente, o al candidato tale. La prima volta accadde nel 1865 con Abramo Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti, ucciso mentre si trovava a teatro. Nel 1933 un italo americano sparò a Roosevelt mancando l'obiettivo, poi venne il turno di John Kennedy, ucciso nel 1963. Cinque anni dopo toccò la stessa sorte al fratello Bob, candidato presidente con ottime possibilità di successo. L'elenco è davvero lungo, in tutto gli americani hanno ucciso quattro loro presidenti e tentato di farlo almeno un'altra dozzina di volte. Ognuno di questi casi fa storia a sé, ma che si sia trattato di complotti o di azioni isolate di cani sciolti più o meno fuori di testa sta di fatto che gli attentati hanno riguardato presidenti divisivi, con ricette politiche molto audaci, messi al centro di campagne di delegittimazione da parte degli avversari. Un po' quello che è successo e succede in Italia quando la parte politica che esce perdente dalle elezioni non riconosce la legittimità democratica del risultato. Di questa pericolosità pare non tenere conto chi, anche oggi, continua ad additare alla sua opinione pubblica gli esponenti del Centrodestra come un obiettivo da abbattere invece che battere, da eliminare invece che contrastare come giustamente spetterebbe all'opposizione. È l'imbarbarimento della classe dirigente che, prima o poi, porta un barbaro ad agire, è il dare copertura politica agli estremisti che rischia di giustificare in menti malate gesti estremi. Indro Montanelli scrisse che «la professione dell'estremismo ha per costante l'ansia di uccidere e per accessorio casuale l'ideologia a cui applicarla», sintesi come al solito efficace del fatto che un delinquente cerca sempre nobili motivi per delinquere. Ecco, se la sinistra la smettesse una buona volta di fare passare chi non la pensa come lei per pericolosi fascisti, forse, dico forse, eviteremmo di armare mani già di per sé criminali.

Perché non è detto che tutti gli obiettivi dell'odio abbiano la stessa sfacciata, incredibile fortuna di Donald Trump: neppure il campione del mondo di tiro a segno riuscirebbe, anche volendo, a sparargli per scalfirgli un lobo dell'orecchio.

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