Meloni vola a Monaco con Harris, Scholz e Macron: "Italia schierata con Kiev"

Sabato sarà alla conferenza annuale sulla sicurezza. Sul tavolo l'aggressione di Mosca all'Ucraina. Sul fronte interno Fdi in agitazione nel Lazio. Con i rampelliani che evocano il congresso

Meloni vola a Monaco con Harris, Scholz e Macron: "Italia schierata con Kiev"

Archiviato il voto in Lombardia e Lazio, Giorgia Meloni - ancora alle prese con una brutta influenza - si concentra soprattutto sui dossier internazionali. A partire dalla delicata questione dell`Ucraina. Dopo le polemiche che hanno seguito le parole di Silvio Berlusconi, la premier è infatti intenzionata a partecipare alla Conferenza di Monaco di Baviera sulla sicurezza che si terrà da venerdì a domenica. Palazzo Chigi non conferma la sua presenza - forse per una forma di prudenza, viste anche le condizioni di salute - ma nell`elenco dei «Partecipanti registrati» (aggiornato a lunedì scorso) il nome di Meloni compare in rigoroso ordine alfabetico a pagina 5. Una riunione, quella di Monaco, che si tiene annualmente e che è ormai alla sua 59esima edizione.

Tra i partecipanti sono attesi la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron. Oltre, ovviamente, ai vertici delle istituzioni europee, da Ursula von der Leyen a Charles Michel passando per Roberta Metsola. All`appuntamento parteciperà anche il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, e il direttore della Commissione centrale per gli Affari esteri del Partito comunista cinese, Wang Yi, di fatto il diplomatico di più alto rango della Cina. In tutto sono attesi un totale di circa quaranta tra capi di Stato e di governo, oltre a un centinaio tra ministri, ufficiali delle forze armate e funzionari delle agenzie d`intelligence.

Si tratta, peraltro, della prima conferenza di Monaco dall`inizio dell`aggressione della Russia contro l`Ucraina. E non ci sarà alcun rappresentante di Mosca, esattamente come lo scorso anno quando, proprio alla vigilia dell`attacco a Kiev del 24 febbraio, il Cremlino decise di non inviare delegati. Sarà proprio il conflitto tra Russia e Ucraina il tema dominante della tre giorni tedesca, a cui si affiancheranno dibattiti sulla sicurezza informatica e tecnologica. Meloni - influenza permettendo - è attesa sabato. E la sua presenza sarà l`occasione per confermare il pieno sostegno dell`Italia alle ragioni di Kiev, come già fatto negli ultimi giorni non solo da Palazzo Chigi ma, ancora ieri, dal ministro della Difesa, Guido Crosetto. «Questo governo ha parlato con gli atti, con i decreti e l`approvazione di mozioni parlamentari. La linea dell`esecutivo e quella della maggioranza è chiara», ha detto a Bruxelles al termine della ministeriale Nato.

Sul tavolo della premier, ovviamente, restano anche le questioni di casa nostra. A partire dal capitolo Rai e dalle nomine delle partecipate di Stato. Sullo sfondo, anche le questioni interne a Fratelli d`Italia. Il voto nel Lazio, infatti, ha dato il via a una sorta di resa dei conti interna, dopo il commissariamento della federazione romana da sempre guidata da Fabio Rampelli ed affidata invece alla gestione di Giovanni Donzelli. Proprio ieri, intervistato dalla Stampa, il primo ha auspicato un veloce «ritorno alla normalità». Che non pare nell`aria, almeno stando ai capannelli di ieri in Transatlantico. «Tu hai mai visto Giorgia fare un passo indietro?», chiede una raggiante Chiara Colosimo al collega Paolo Trancassini. «Forse, e dico forse, quando ha iniziato a camminare...», risponde il questore della Camera. Insomma, un ripensamento non sembra in vista.

Tanto che l`ex coordinatore romano di Fdi, il rampelliano Massimo Milani, non esita a dire che «l`ultimo congresso nazionale risale al 2017», mentre «i congressi locali non sono mai stati fatti». Una situazione che rischia di incancrenirsi a prescindere da chi abbia ragione sulla conta dei consiglieri regionali.

Secondo Milani, dei 22 eletti alla Pisana di Fdi, 5 sarebbero rampelliani. Conteggio che non trova d`accordo Colosimo e Trancassini. «Non scherziamo, è finita 20 a 2», dicono attorniati da diversi deputati romani che annuiscono convinti.

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