Lotta all'immigrazione illegale e dossier libico sono i due punti salienti della visita tenuta oggi dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ad Ankara. Qui ha incontrato l'omologo turco Melvut Cavusoglu nell'ambito di un bilaterale ufficiale tra i massimi vertici diplomatici dei due Paesi.
Focus sulla questione migratoria
La rotta balcanica nel 2022 ha rappresentato il principale snodo per i migranti per giungere in Europa. A fine novembre, secondo i dati Frontex, più di 128mila persone hanno solcato i confini europei arrivando dalla rotta balcanica. Un aumento del 168% rispetto all'anno precedente.
Per questo parlare con la Turchia di immigrazione è quanto mai vitale. La rotta ha origine anche dalla penisola anatolica, da cui migliaia di migranti di origine soprattutto mediorientale decidono di risalire i Balcani e arrivare in Croazia oppure in Austria. Ma anche in Italia, visto l'aumento di accessi irregolari registrati in Friuli.
Tajani ad Ankara ha sollevato la questione, ringraziando in primo luogo Ankara per gli attuali sforzi sul campo. “Ringrazio la Turchia – ha dichiarato Tajani nella conferenza congiunta con Cavusoglu – che accoglie 4 milioni di migranti dalla Siria. Continueremo a sostenerla con l'Ue in questo enorme sforzo”.
“L'Italia apprezza gli sforzi della Turchia nel contrasto al traffico di esseri umani – ha poi aggiunto Tajani – Entrambi i Paesi devono affrontare problemi molto importanti, c'è una crescita di immigrati clandestini che arrivano in Italia da più parti, dalla Libia, dalla Tunisia, dai Balcani e per fortuna non molti dalla Turchia grazie ad una azione di controllo e contrasto da parte delle autorità turche che ringrazio calorosamente per questo”.
Ad ogni modo, è pur vero che dal territorio turco si riesce a partire alla volta della Bulgaria, della Grecia e di altri Paesi più a nord per dare vita alla rotta balcanica. E questo nonostante i soldi promessi nel 2016 da Bruxelles, in parte elargiti negli anni scorsi, per fermare del tutto il flusso.
Un accordo di quell'anno infatti ha riconosciuto alla Turchia tre miliardi di Euro all'anno, erogati dall'Ue, per il sostegno dei migranti all'interno del territorio turco. E, contestualmente, per evitare che molti vadano via verso l'Europa. Dal canto suo, il governo di Ankara ha comunque promesso maggiori sforzi in virtù di un problema definito comune. “Quello migratorio – ha dichiarato Cavusoglu – è un problema globale ed è per questo che gli sforzi devono essere comuni”.
“Stabilità della Libia è un obiettivo comune”
Quando si parla di immigrazione, l'occhio non può non andare alla Libia. Paese di cui Ankara è diventato, specialmente dal 2019 in poi, principale partner politico. Tajani ha tenuto a sottolineare che esiste unità di intendi con la Turchia anche sulla situazione a Tripoli. Un modo quindi per indicare, almeno ufficialmente, come Roma e Ankara non sono in competizione per il Paese nordafricano ma hanno visioni affini.
“Italia e Turchia hanno una visione comune sulla Libia – ha dichiarato il ministro degli Esteri italiano – Vogliamo che si arrivi alla stabilità perché si deve arrivare ad elezioni che consentano al Paese di governarsi”.
Se Ankara è il principale partner politico, Roma è rimasto il principale partner economico. Difficile quindi pensare a una totale assenza di “concorrenza” tra le due parti. È pur vero che, in virtù dei ruoli assunti dai due Paesi in Libia, appare più conveniente a entrambi lavorare assieme piuttosto che mantenere rapporti di freddezza.
Gli stessi che vigevano fino a qualche anno fa, dopo lo stop da parte di una nave militare turca al lavoro della nave italiana Saipem 12000 a largo di Cipro, in una zona rivendicata dalla repubblica turca di Cipro. E dopo il botta e risposta tra l'ex premier Mario Draghi ed Erdogan, con il primo che ha definito il secondo come “dittatore”.
I toni quest'oggi invece sono sembrati cordiali. Italia e Turchia sembrano avere intenzione di seguire in comune diversi dossier e di incrementare la propria vicinanza sia in termini politici che economici e commerciali.
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