A 23 anni, fresco della laurea in giurisprudenza conseguita all'Università di Milano, Corrado Sforza Fogliani pubblicò sulla Libertà di Piacenza una recensione a un volume di Luigi Einaudi. Era il 1961 e il giovane dottore prese l'iniziativa di inviare l'articolo all'ex presidente della Repubblica. Ne scaturì un invito a Dogliani: e quel 30 luglio restò una data fondamentale della sua vita, non solo per l'esperienza di un incontro così importante ma anche per la ricca serie di consigli di letture ottenuti da un personaggio tanto illustre. Sforza Fogliani liberale lo era già: ma quel giorno, se possibile, lo diventò ancora di più, e lo restò per sempre. Solo pochi mesi fa si presentò anche candidato a sindaco di Piacenza, sempre sotto un simbolo dei liberali. Ancora ragazzo era stato assistente del segretario del Pli Giovanni Malagodi, e in seguito guidò la Gioventù liberale italiana. Tante volte negli anni avvocato, banchiere e presidente della Confedilizia - gli fu proposto di entrare in Parlamento magari al Senato in un collegio blindato. Rispose sempre di no perché riteneva di essere più utile al Paese frequentando la politica da consigliere e da suggeritore.
Il suo curriculum è vastissimo ma sono due i riferimenti principali della sua vita pubblica: la Confedilizia e la Banca popolare di Piacenza, delle quali è stato per decenni presidente in parallelo. Alla presidenza della confederazione arrivò nel 1991, e subito si distinse per un'opera di riorganizzazione che portò i bilanci in utile: ne andava fiero. Guidò l'organismo con passione e competenza. Scrisse libri, fondò e diresse riviste giuridiche, coltivò le tematiche del condominio e delle locazioni: era una vera autorità scientifica, massimo conoscitore del catasto. Ogni anno, a settembre, organizzava un convegno a Piacenza con i legali della Confedilizia provenienti da tutta Italia: quest'anno, per la prima volta, non presenziò. Nei 25 anni di presidenza si divideva settimanalmente tra Piacenza e Roma, con viaggi in treno che trasformava in momenti di lavoro. Al diffondersi dei telefoni cellulari la sua concentrazione fu messa a dura prova dalle conversazioni degli altri viaggiatori. Che cosa fece? Si procurò un aggeggio di dubbia legalità lui giurista integerrimo che disturbava le frequenze nell'arco di alcuni metri. Ottenne il silenzio desiderato e lo raccontava ridendo: «Entrano nel vagone parlando a voce alta nell'apparecchio. Poi all'improvviso dicono pronto! pronto!, non sento più nulla!». E Sforza Fogliani ci godeva, e riprendeva a lavorare.
L'altra grande protagonista della sua vita è stata la Banca popolare di Piacenza di cui è stato presidente dal 1986 al 2012, poi presidente d'onore e infine presidente del comitato esecutivo, incarico che ricopriva tuttora. Andava fiero di aver tenuto l'istituto autonomo e indipendente, legato al territorio, con una serie ininterrotta di utili e di dividendi, «non abbiamo mai fatto derivati né venduto diamanti» diceva con molti sottintesi. Ci teneva a sottolineare di essere stato presidente d'onore e non onorario: la differenza è sottile, quest'ultimo è puramente decorativo il presidente d'onore ha incarichi effettivi. È stato anche vicepresidente dell'Abi e presidente di Assopopolari. La sua passione per l'arte e per la sua città ha portato l'istituto a finanziare importanti restauri. È stato inoltre anima del «Festival della cultura della libertà», che si tiene ogni anno a Piacenza.
Un'altra grande passione di Corrado Sforza Fogliani è stato il giornalismo. Dopo l'incontro con Einaudi non ha mai smesso di scrivere per testate scientifiche e no: per il nostro Giornale è stato un collaboratore illustre e prezioso, un editorialista e un amico.
«Addio presidente», ha twittato ieri l'attuale presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa ma sono state molte le dichiarazioni di cordoglio, tra cui quelle del presidente dell'Abi Antonio Patuelli, che ne ha ricordato «l'ampissima cultura, la limpida e prestigiosa figura», e quelle dei ministri Matteo Salvini, Gilberto Pichetto e Anna Maria Bernini.
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