Ieri Vladimir Putin ha accolto Recep Tayyip Erdogan a Sochi, la località turistica sul Mar Nero che è diventata il loro punto di ritrovo abituale. Al termine del faccia a faccia i due leader hanno «concordato di rafforzare la cooperazione economica e energetica» tra Russia e Turchia e migliorare le relazioni bilaterali nonostante le attuali sfide a livello globale e regionale «sulla base del rispetto reciproco». Lo Zar ha ringraziato personalmente il Sultano per gli accordi sull'esportazione di grano, e ha sottolineato che non devono riguardare solo quello ucraino, ma anche «l'esportazione di cibo e fertilizzanti russi». Poi Putin ha ancora precisato a Erdogan: «Questa è una faccenda molto urgente per molti Paesi, in primis per quelli in via di sviluppo». L'accordo sul grano ha posto fine a una situazione di stallo che aveva minacciato una crisi alimentare globale, poiché l'Ucraina e la Russia sono tra i maggiori esportatori mondiali. Altre tre navi con quasi 60mila tonnellate di grano sono partite ieri dai porti ucraini del Mar Nero e sono in viaggio rispettivamente verso Gran Bretagna, Irlanda e Turchia. Ankara spinge per la partenza di una nave al giorno, alla luce anche del fatto che almeno 25 milioni di tonnellate bloccate a Odessa, Chernomorsk e Yuzhny rischiano di marcire.
Erdogan però è ambizioso e punta ancora più in alto. Non ha infatti abbandonato la speranza di poter imbastire un negoziato tra Russia e Ucraina per giungere a un cessate il fuoco. Ma sul tavolo ci sono anche altre questioni. Come l'importanza di completare in tempo la costruzione della centrale nucleare di Akkuyu, località nel Sud della Turchia. La centrale è un progetto realizzato in collaborazione con Mosca ed è in costruzione dalla fine del 2017. Ufficialmente, la prima unità della centrale dovrebbe essere completata entro il 2023.
Poi trapelano le indiscrezioni. Un rapporto del governo ucraino riportato dal Washington Post afferma che Putin cercherà partecipazioni russe nelle raffinerie, nei terminali e nei giacimenti petroliferi turchi per aiutare a mascherare l'origine delle esportazioni di idrocarburi russi in vista di un embargo pianificato dall'Ue. Il quotidiano ha anche riferito che la Russia potrebbe cercare conti per le grandi banche russe per aggirare le sanzioni finanziarie. Il governo russo non ha confermato il rapporto e non vi era alcuna indicazione che la Turchia avrebbe accolto le proposte, ma ciò metterebbe il membro della Nato a rischio di sanzioni secondarie.
Le tensioni tra i due Paesi e i loro leader restano comunque notevoli. La Turchia ha venduto armi avanzate come i droni Bayraktar all'Ucraina ed è in contrasto con la Russia sul futuro della Siria, dove il Cremlino sostiene Bashar al Assad mentre la Turchia l'opposizione e sta pure cercando di conquistarsi l'influenza nel Nord del Paese. Negli ultimi mesi il presidente turco ha ripetutamente minacciato un intervento militare, sarebbe il quarto, mirato a sottrarre al controllo dei curdi siriani dello Ypg le aree di Tal Rifat e Manbij e allargare l'area cuscinetto di 30 chilometri lungo la frontiera. Per Erdogan sarebbe un doppio colpo in vista delle elezioni del 2023, con i sondaggi che al momento lo vedono in svantaggio rispetto a possibili altri candidati. Tuttavia dopo la visita ad Ankara del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov lo scorso 8 maggio, il tema dell'incursione in Siria è finito in secondo piano. In pratica la Russia, che controlla anche lo spazio aereo siriano, non ha alcuna intenzione di dare ad Erdogan il via libera per un attacco.
Anche se Ankara ha continuato a sferrare operazioni su piccola scala su cui la Russia non obietta. Il Sultano però dopo la giornata di ieri si conferma ancora come l'unico leader Nato a poter sedere al tavolo con lo Zar.
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