Nell'Albania colpita dal terremoto i soccorsi sono fermi. Non si poteva fare altrimenti: la terra continua a tremare e scavare tra le macerie è troppo pericoloso. La decisione l'ha comunicata il ministero della Difesa alle 16 di ieri, quando una nuova scossa di magnitudo 5.6 è stata registrata a una quarantina di chilometri dalla capitale Tirana, con epicentro di nuovo nell'Adriatico. Si resta dunque fermi a un bilancio di almeno 32 morti, di cui tre bambini tra i 4 e gli 8 anni, e 650 feriti, compresi otto in gravi condizioni. Nelle scorse ore due ragazzi con traumi cranici e cervicali sono stati trasferiti in elicottero in Italia per essere curati negli ospedali pugliesi. Ma una quindicina di persone risultano ancora disperse tra Durazzo, la città portuale che ha registrato il maggior numero di vittime, e il villaggio di Thumane, secondo quanto comunicato dal governo. A partire da ieri, giorno di lutto nazionale, il capo dell'esecutivo Edi Rama ha proclamato lo stato di emergenza a Tirana e a Durazzo, valido per il prossimo mese.
Martedì, a poche ore dal primo terremoto di magnitudo 6.2 che ha colpito la costa settentrionale dell'Albania, seguito da centinaia di scosse di assestamento culminate in quella di ieri pomeriggio, la Commissione europea aveva annunciato di aver attivato il programma Copernicus per produrre le immagini satellitari delle aree interessate. Ieri sono arrivati i primi risultati: nella zona di Durazzo il sisma ha sollevato il suolo di 10 centimetri. Le migliaia di sfollati della città balneare hanno trascorso la prima notte fuori casa dividendosi tra gli alberghi non danneggiati (tre sono crollati con la prima scossa di martedì, compreso un 4 stelle), alcune palestre, le tende allestite in un campetto da calcio e rifugi di fortuna. Ieri sera è venuta pronta anche la tendopoli organizzata dall'Italia, che dovrebbe essere in grado di ospitare fino a 800-900 persone. Anche perché le condizioni meteo sono date in peggioramento nelle prossime ore e c'è bisogno di ripari caldi.
Nel frattempo, accanto ai soccorritori locali e internazionali, restano presenti nella regione anche le unità italiane dei vigili del fuoco e della protezione civile. A loro è andato il riconoscimento del presidente albanese, Ilir Meta: «Voglio ringraziare il popolo italiano e le sue istituzioni per il grande contributo - ha detto all'agenzia Ansa mentre visitava alcuni sopravvissuti a Durazzo -. Il ringraziamento è doveroso non solo per le squadre altamente professionali che sono al lavoro, ma per tutto quello che l'Italia sta facendo per affrontare questa tragedia». Meta ha detto di sperare che «gli aiuti promessi dalla Ue arrivino presto», mentre l'esecutivo intende chiedere donazioni dall'estero per far fronte ai danni.
Ma intanto in un'intervista al Corriere della Sera il sindaco di Tirana, Erion Veliaj, secondo cui 500 case nella capitale risultano distrutte o inagibili, ha fatto mea culpa: «È una tragedia collettiva, ma deve servirci come lezione: abbiamo passato gli anni Novanta a costruire senza alcuna autorizzazione ovunque, in montagna, in città e al mare: oggi ne paghiamo le conseguenze».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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