Solo qualche ora prima era stata visitata nel reparto di Psichiatria dell'ospedale di Treviglio dopo aver avuto alcune allucinazioni. Ad accompagnarla, giovedì mattina, c'era proprio il marito. Dopo le dimissioni i due erano tornati nella loro villetta a Martinengo, nella Bassa Bergamasca, con le indicazioni di una terapia farmacologica che Caryl Menghetti avrebbe dovuto seguire. Forse non c'è stato nemmeno il tempo di iniziare quelle cure, perché la notte stessa - intorno alle 23.30 - la 46enne afferra un coltello da cucina e colpisce ripetutamente il marito Diego Rota nella camera da letto. Più volte all'addome, alla schiena e alla gola. Sembra che sia stata proprio la donna a dare l'allarme e quando i carabinieri di Treviglio sono arrivati sul posto per arrestarla e portarla nel carcere di Bergamo, lei era in stato confusionale, come inerme, e non ha opposto resistenza.
Caryl Menghetti, originaria di Vercelli, a Martinengo è titolare di un centro estetico, condiviso con una socia, e di un negozio di alimentari. Diego Rota, di dieci anni più grande, era invece un imprenditore edile. In queste ore sui social spicca una foto della coppia con la scritta «L'amore conta» risalente al 2018, anno in cui è nata la bambina. Entrambi sorridenti, vicini e apparentemente felici: così appaiono davanti all'obiettivo. Secondo gli inquirenti il delitto non sarebbe una vendetta o una reazione per maltrattamenti subiti entro le mura domestiche. Anzi, sembra che non vi fossero criticità evidenti nel rapporto di coppia. I due hanno una figlia di 5 anni, ora affida ai familiari su disposizione della Procura dei minori di Brescia, che si trovava sicuramente nella casa in via Cascina Lombarda quando è avvenuto l'omicidio. Cosa sia successo in quella camera da letto durante la notte resta dunque ancora un mistero. Le indagini si stanno focalizzando sulle difficoltà della donna, che nell'ultimo periodo aveva vissuto problemi lavorativi e personali che avevano inciso in modo assai rilevante sul suo stato emotivo. Tanto che già tre anni fa, dopo avere dato segnali di eccessiva aggressività, era stata sottoposta a un trattamento sanitario obbligatorio al quale erano seguiti alcuni mesi di ricovero nello stesso reparto di Psichiatria. Nel paese orobico, intanto, non si parla d'altro che dell'efferato omicidio e della tragedia che ha colpito la piccola figlia della coppia.
E mentre si cerca di fare luce sulle circostanze del delitto, i membri della comunità si dicono sconvolti.
«Per tre anni la vedevo praticamente ogni giorno e non avrei mai detto che avesse dei problemi psichici - racconta una conoscente - Da un anno ci sentivamo sporadicamente, sono sconvolta perché la stanno dipingendo come una donna pazza ma posso garantire che dall'esterno" era come tutte noi». Una calma apparente, rotta da quelle allucinazioni riaffiorate poche ore prima di uccidere il marito.
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