Altro che "liberale". Sala propone a Conte l'inciucio 5 Stelle-Pd

Il sindaco è pronto a tessere l'alleanza ma un sondaggio quota Fontana al 47%

Altro che "liberale". Sala propone a Conte l'inciucio 5 Stelle-Pd

Non si sentono «da parecchio» ma il sindaco di Milano Beppe Sala è pronto a riallacciare i rapporti con il leader M5S Giuseppe Conte. Obiettivo: convincerlo a sostenere il candidato Pd Pierfrancesco Majorino che ieri ha aperto la campagna elettorale per la Regione Lombardia contro il governatore del centrodestra Attilio Fontana e Letizia Moratti, in campo con il Terzo Polo. «Una telefonata a Conte? Potrei farla volentieri e probabilmente la farò - ha anticipato ieri prima di salire sul palco a fianco del suo ex assessore dal 2016 al 2019 -, non tanto per spiegargli chi è Majorino ma per vedere quali possono essere i punti in comune. Se non ci sono è inutile che ci inventiamo alleanze, ma se ci sono siamo obbligati a farle». Con Conte, «avevo avuto rapporti non solamente quando era presidente del Consiglio ma anche in una fase successiva, poi non ci siamo più sentiti». Di mezzo c'è stata la liason con Luigi Di Maio. Sala ha fatto da padrino politico al ministro fuoriuscito dai 5 Stelle che sognava di «asfaltare» il Movimento targato Conte con il suo Impegno Civico. Alle urne si è fermato all'1%, Sala aveva già preso la larga dopo i primi sondaggi. E ora, lui che ama definirsi un liberale, è pronto a ricucire con l'ex premier per favorire l'inciucio Pd-M5S in Lombardia. Le basi sono già solide. Oggi primo incontro ristretto e in modalità on line tra la delegazione del centrosinistra lombardo che sostiene Majorino e quella M5S «sui punti del programma» e «non sui nomi». Per le Regionali in Lombardia, ha ribadito ieri Conte, «per noi sono importanti i contenuti e i programmi. Ci sarà un confronto e dopo valuteremo. Se ci sono obiettivi condivisibili in comune poi lavoreremo sul migliore interprete». Majorino non sembra avere dubbi che alla fine l'intesa si troverà anche sul (suo) nome: «Un confronto ci sarà e m piace il loro approccio volto a confrontarsi sui contenuti. Non vanno inseguiti né demonizzati». Messaggio a +Europa che ieri non ha partecipato al lancio della candidatura in attesa di capire come evolverà il tavolo coi grillini, «o noi o loro» ha avvisato Benedetto Della Vedova. «Dopo 28 anni di centrodestra - insiste invece Majorino - va costruita l'alleanza più forte possibile».

Un sondaggio DiBiMedia circolato ieri dice che Fontana può dormire tranquillo: oggi incasserebbe il 47,6%, Majorino il 29%, Moratti il 15%, un candidato M5S il 5,9% e la somma Pd-M5S (non automatica) sarebbe ampiamente insufficiente.

Per fare colpo sui grillini Majorino ieri ha infilato frasi populiste ad effetto. «Domando a Fontana e pure a Moratti che è corresponsabile politica di una situazione che non ha mai criticato da sindaco e ha assecondato con la sua pessima riforma da assessore regionale, è giusto che un operaio, una cassiera, una pensionata che non ha i soldi di un presidente di Regione o di un esponente della ricca aristocrazia, debba fare mille sacrifici per essere visitata in tempi adeguati?». Paragona Fontana a «un piccolo Bolsonaro, negazionista sulla crisi climatica». Promette di aprire, se eletto, un «piccolo ufficio in uno spazio vuoto dei quartieri popolari milanesi». Recupera alcuni dei leit motiv, «case arcobaleno», logo della Regione al Gay Pride, «diritto alla piena cittadinanza in un Paese vergognosamente incapace di promuovere lo ius scholae» e «piena applicazione della legge 194 senza se e senza ma».

Chiede a Fontana un confronto «ovunque, anche in un circolo della Lega». Il governatore ironizza: «Essere definito inadeguato da Majorino per me è un onore, sarei preoccupato se mi apprezzasse». La decrescita infelice modello giallorosso non è nel suo stile.

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