Come spesso è accaduto negli ultimi anni (o meglio, negli ultimi decenni), le decisioni e le iniziative della magistratura si ripercuotono nell'ambito politico.
Da ultimo, è scoppiata la vicenda che riguarda il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, per il quale è stata richiesta l'autorizzazione a procedere per il caso della nave Diciotti. I fatti sono noti: il leader della Lega impose a suo tempo di trattenere a bordo della nave i migranti che quest'ultima aveva raccolto in mare e che ambivano a sbarcare in Italia. Per questo, Salvini è accusato di sequestro di persona e di altri gravi reati.
Secondo alcuni commentatori, si tratta dell'ennesima ingerenza della magistratura nell'ambito delle scelte politiche e del tentativo di condizionare queste ultime attraverso il potere giudiziario. Secondo altri, invece, la scelta dei giudici ha una sua giustificazione e rientra comunque nei normali compiti di questi ultimi, essendoci nel nostro Paese l'obbligo dell'iniziativa giudiziaria a fronte di reati penali.
Il dibattito è ancora in corso e si concentra, negli ultimi giorni, sulla decisione o meno di concedere da parte del Senato (Salvini è senatore) l'autorizzazione a procedere verso il ministro dell'Interno.
Ma cosa ne pensano gli italiani? Ritengono che, attraverso questa iniziativa, la magistratura abbia voluto in effetti colpire politicamente il ministro?
Un recente sondaggio, presentato nell'ambito della trasmissione «Quarta Repubblica» di Rete4 condotta da Nicola Porro e svolto dall'istituto Eumetra MR, interrogando un ampio campione rappresentativo della popolazione adulta del nostro Paese, ci offre un quadro assai netto e chiaro.
La maggioranza dei rispondenti ritiene infatti che i giudici abbiano espresso con la loro decisione effettivamente l'intenzione di «fare fuori» Salvini. Lo afferma la metà esatta degli intervistati. Ma non tutti i restanti sono del parere opposto. Infatti, ritiene che la magistratura abbia semplicemente fatto il suo dovere il 31%, meno di un terzo del campione complessivo. Mentre il 19% restante, quindi quasi un cittadino su cinque, dichiara di non avere formato un'opinione al riguardo e risponde genericamente «non so».
A ritenere che i giudici si siano mossi sotto la spinta di una volontà politica sono in misura maggiore le persone meno giovani, oltre i 55 anni di età, forse perché testimoni di tanti altri conflitti emersi in passato tra magistratura e potere politico.
Ancora, si rileva un'accentuazione dell'accusa di ingerenza da parte della magistratura nelle regioni centro-meridionali del Paese.
Ma, com'era prevedibile, le differenziazioni maggiori si riscontrano in relazione all'orientamento politico (misurato richiedendo l'intenzione di voto a prossime possibili elezioni). Era forse scontato che la stragrande maggioranza degli elettori della Lega (82%) ritenga che quella dei giudici sia una vera e propria intromissione nelle scelte della politica. Ma era meno prevedibile che questa fosse anche l'opinione nettamente prevalente tra gli elettori del M5s (tra i quali il 65% è del parere che i giudici vogliono colpire il ministro dell'Interno), specie alla luce del loro tradizionale appoggio alle iniziative della magistratura. È chiaro come la leadership di Salvini e la fedeltà alle scelte governative influenzino molto l'elettorato grillino.
Viceversa, l'elettorato di Forza Italia appare nettamente spaccato in due: il 48% accusa i giudici, mentre i restanti si dividono tra il parere opposto e il rifiuto ad esprimere un'opinione al riguardo. Peraltro, questa divisione riflette bene anche quella interna al partito di Berlusconi, che vede molti leader su posizioni assai differenziate al riguardo.
Secondo la maggioranza dei votanti per il Pd, invece, i giudici hanno fatto semplicemente il loro dovere. Ma il 23%, quindi quasi un quarto dell'elettorato del Pd, è del parere opposto e ritiene anch'esso che i magistrati abbiano compiuto una iniziativa di carattere politico.
Quest'ultima è peraltro l'opinione più diffusa
tra gli osservatori. La gran parte dei quali appare certa che lo scontro tra magistratura e politica non si esaurirà con questo episodio e che sia destinato, invece, ad accentuarsi nei mesi (e forse negli anni) a venire.
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