Anche il Pd esulta: ora per le riforme la strada è spianata

L'assoluzione di Berlusconi rafforza il patto del Nazareno e indebolisce la fronda democratica. Renzi: "Siamo in dirittura"

Roma - Si guarda bene dal commentare la «bomba» arrivata dalla Corte d'Appello di Milano, Matteo Renzi, limitandosi a «ribadire la mia fiducia nella magistratura». E prepara le valigie per la missione che, da stamattina, lo porterà in Africa con maggiore ottimismo: «Siamo in dirittura, lavoriamo sodo e porteremo a casa il risultato».

Ma i suoi sprizzano soddisfazione, ed è facile capire che a Palazzo Chigi la sentenza che ha assolto Silvio Berlusconi sia stata accolta come una buona, anzi un'ottima notizia per le riforme del premier. Perché, ragiona un dirigente del Pd, «Berlusconi ha capito da tempo che guidare il processo riformatore è per lui il miglior salvacondotto per la storia, e magari non solo per la storia. Ma i suoi frondisti interni, da Fitto in giù, ora hanno le mani legate. E questo toglierà spazio di manovra anche ai nostri». Insomma, meglio di così per il Patto del Nazareno non poteva andare, e proprio la reazione «complottista» dei dissidenti Pd lo dimostra: Corradino Mineo, per esempio, ieri twittava a commento della sentenza: «Forse smetteremo di frugare nell'alcova di Berlusconi per chiederci cosa preveda il patto del Nazareno». Adombrando il dubbio, un filo fantascientifico, che l'assoluzione sia stata determinata dall'intesa sull'Italicum tra il Cavaliere e il non ancora premier lo scorso inverno, prima ancora del processo.

Renzi e i suoi sanno bene che in tanti, sia nel Pd che in Forza Italia, scommettevano su una nuova condanna di Berlusconi per veder vacillare l'intesa su Senato e Italicum. Ora sottolineano con soddisfazione che le aspettative sono andate deluse: «Le sentenze non si commentano e le riforme naturalmente vanno avanti. Le catastrofi di tanti Nostradamus non si avverano», dice il senatore renziano Andrea Marcucci. Il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti sottolinea che è anche la linea del Cavaliere a uscire rafforzata: «Sulle riforme Berlusconi si era mostrato assolutamente determinato anche prima della decisione della Corte, e certo non si aspettava notizie così positive. Eppure questo non gli ha impedito di andare avanti con decisione. Ora quindi non cambia molto, ci sarà solo una maggiore serenità».

E a conferma di quello che un esponente Pd chiama «il gran fattore C di Renzi», è arrivata ieri anche la decisione di Beppe Grillo di sconfessare Luigi Di Maio dichiarando chiusa la trattativa dei 5 Stelle col Pd, e togliendo un'altra sponda alle fronde interne al Pd che contestano l'intesa col «pregiudicato»: «È finito il tempo degli incontri», tuona l'ex comico dal blog, «Saremo pronti a votare la legge elettorale, inclusiva delle preferenze, direttamente in aula. Ci dispiace per il Pd ma non c'è più tempo». Il commento di Renzi è graffiante: «Non fanno a tempo a sedersi al tavolo che arriva la voce del padrone a sconfessarli. Ma voglio continuare ad avere fiducia in quei ragazzi, c'è un'evidente tensione nel movimento ed è interesse del Paese che possa prevalere la linea di chi pensa all'Italia e non alla tattica».
Insomma, la trattativa voluta da Renzi ha spaccato nettamente il gruppo parlamentare, e provocato una rivolta interna sul blog. «Anche i grillini scommettevano sulla condanna e sull'implosione di Forza Italia, per restare gli unici interlocutori possibili», spiegano in casa Pd.

Dove si punta all'en plein: «Se ora riusciamo a convincere Berlusconi a mollare qualcosa sulle soglie e ad accettare l'ipotesi di garantire l'elezione del capolista e introdurre la preferenza per i secondi eletti, sbaragliamo i dissidenti interni e rendiamo difficile anche ai grillini dire di no».

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