Appalti, cala il sipario sull'era Cantone

L'esecutivo vuole ridurre i poteri dell'Anac per sbloccare gli investimenti

Appalti, cala il sipario sull'era Cantone

Roma - Alleggerire le leggi anti-corruzione si può, anzi si deve. Anche a costo di ridimensionare il ruolo dell'Anac di Raffaele Cantone e di rivedere il codice degli appalti. Per sbloccare quegli pubblici, snellendone la burocrazia che frena i bandi di gara e arrivando ad una sorta di «privatizzazione» degli appalti. Verrebbe cioè sottratto al pubblico il controllo delle procedure di affidamento e realizzazione delle grandi opere per tornare alla legge Obiettivo di Berlusconi, che metteva in mano ai privati tutte le decisioni e che era stata accantonata proprio perché si credeva favorisse le mazzette.

Ma poiché evidentemente per il governo M5s-Lega la lotta alla corruzione viene dopo la necessità di far ripartire gli investimenti pubblici, la normativa sugli appalti è destinata a cambiare. L'iter, come anticipato ieri da Repubblica, sarebbe già partito con l'obiettivo di arrivare all'effettiva revisione entro l'anno. Al ministero delle Infrastrutture è stata istituita una task force, di cui fa parte oltre al dicastero guidato dal pentastellato Danilo Toninelli, la presidenza del Consiglio, l'Associazione dei costruttori e appunto l'Anac. Cantone non si sbilancia. Intervistato da Omnibus conferma l'esistenza di una commissione presso il ministero che si sta occupando di appalti, a cui partecipa anche un consigliere della sua Authority, ma non che la strada intrapresa da Palazzo Chigi sia quella di un ritorno alla legge Obiettivo o dell'avvio di un meccanismo di privatizzazione. «C'è una preoccupazione del governo, di cui ho parlato con il premier Conte - spiega il presidente dell'Anac - sul fatto che il sistema degli appalti sia bloccato e c'è l'idea del ministro Tria di mettere in moto gli appalti. Sul modo io non credo che i nodi siano sciolti e spero la strada non sia quella indicata dalla stampa». All'Authority anti-corruzione verrebbe sottratto tutto quanto concerne la vigilanza preventiva, non potrebbe più impugnare i bandi di gara e avrebbe le ali spuntate sul controllo degli equi compensi e sull'accreditamento delle imprese. Si pensa anche di cancellare o aumentare il tetto del 30 per cento ai subappalti, la piaga dove più si annida la corruzione.

Le anticipazioni di Repubblica hanno fatto fare un balzo sulla sedia a Toninelli. Il ministro si è affrettato a ridimensionarle con un post su Facebook affermando che «certe ricostruzioni pseudo-giornalistiche sono campate in aria»: «Un governo del M5s non abbasserà mai la guardia rispetto alla legalità e alla lotta contro la corruzione negli appalti».

Toninelli sostiene che il governo sta lavorando, in piena sintonia con l'Anac, per rendere più rapidi gli affidamenti con norme più chiare e semplici perché «è risaputo che la corruzione e il malaffare si annidano proprio nella complessità e nell'opacità».

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