"È una questione di metodo, così non va bene". E anche: "È una cosa che avevamo già archiviato". Ieri sera, all'incontro a Palazzo Chigi, sono volati gli stracci. "Così non va proprio bene", ha tuonato Giuseppe Conte prima di andarsene via infuriato. L'ultimo strappo con la Lega si consuma a tarda serata su un emendamento al decreto "Sblocca cantieri", quello che riguarda la sospensione di due anni del codice degli appalti. Uno scontro violentissimo che arriva subito dopo l'ultimatum lanciato dallo stesso premier che ieri aveva minacciato di dimettersi e che si sana dopo la telefonata riparatrice tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
"Il super emendamento rischia di creare caos", avverte oggi Conte dopo che ieri sera, al termine di un'estenuante ora di discussione con i membri leghisti dell'esecutivo presenti a Palazzo Chigi, ha alzato le mani. "Non ci sono margini per continuare a discutere", ha detto andandosene via e facendo così saltare anche la riunione prevista successivamente sul decreto Crescita che è ancora fermo a Montecitorio. E sebbene il Carroccio sia determinato a proseguire su questa strada, il presidente del Consiglio torna a chiedergli un passo indietro: "Siamo a pochi giorni dalla conversione, dobbiamo passare alla Camera, faccio un appello, in questo decreto c'è tanto lavoro, ci sono le norme sui terremotati, mi raccomando...". In chiaro, i leader dei due partiti di governo assicurano che la situazione si sbloccherà al più presto. "Bisogna far ripartire il Paese, senza intoppi e lo vogliamo tutti - dice Di Maio - c'è un testo già condiviso e pronto per essere votato". Sulla stessa linea anche Salvini che conta di chiudere tutto entro oggi. "A noi interessa fare ripartire il Paese con buon senso, senza impuntature, senza metterci le bandierine - spiega il vice premier leghista - siamo persone ragionevoli".
Alla fine l'intesa viene trovata. E sebbene, come mette in chiaro il presidente dei senatori della Lega, Massimiliano Romeo, a L'aria che tira su La7, la Lega non abbia alcuna intenzione di ritirare l'emendamento sugli appalti, i due alleati si vedono costretti a scendere a patti e a fare entrambi un passo indietro. A sbloccare la situazione è la telefonata tra Salvini e Di Maio. "In Italia - commenta il leader della Lega - si torma a lavorare, a costruire, a fare, a scavare, a sistemare e a ristrutturare". L'accordo non prevede una sospensione dell'intero codice degli appalti, ma solo di alcuni punti "in attesa di una nuova definizione delle regole per liberare da inutile burocrazia le imprese".
"Al contempo - sottolineano i due capigruppo di Lega e M5S - sarà garantito il rispetto delle norme e del lavoro già fatto nelle commissioni parlamentari sull'argomento. In particolare saranno anche garantite le soglie già in vigore per i subappalti e salvaguardati gli obblighi di sicurezza per le imprese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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