Il collante era la violenza. Lo scontro con la polizia e i tifosi avversari il rito di iniziazione. La supremazia militare la condizione per il controllo degli affari. C'è un miscuglio di delirio e di denaro, nelle carte dell'indagine sulle curve di Inter e Milan.
Nella richiesta di arresti firmata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra si sottolinea come per i capi delle curve - e soprattutto della Nord nerazzurra - «organizzare e dar vita a sconti con le opposte tifoserie e le forze dell'ordine è un aspetto fondamentale della mentalità ultras». Della «memoria storica» della Curva fanno parte battaglie di anni fa, come quella citata nell'ordinanza del dicembre 2018 con gli ultras del Napoli che portò alla morte di Daniele Berardinelli. Ma le battaglie più recenti vengono seguite in diretta grazie alle intercettazioni in corso: come la rissa davanti al Baretto di San Siro con gli ultras del Benfica, vendetta per le botte prese a Lisbona. O i preparativi per lo scontro con i tifosi del Real Sociedad del settembre 2023.
«Siamo andati dal carrozziere dove Busnelli porta i pullman e gli abbiamo fatto fare dei doppifondi per mettere le armi dentro, così che quando fanno le perquisizioni non ce le trovano», racconta il capocurva Marco Ferdico a Antonio Bellocco, il mafioso calabrese divenuto il nuovo ras della Curva. Prima della trasferta, attraverso la curva alleata del Psv Eindhoven, gli ultrà della Sociedad cercano un contatto con gli interisti: non per evitare scontri ma per organizzarli, una sorta di sfida a duello. Commenta Ferdioco: «Sono cazzi tuoi. È casa tua, vienimi a cercare ... gli ho detto: vi aspetto, dovete venireMa proprio in amicizia, eh. Ci ammazziamo di botte». Unico cruccio: «Ho lasciato a casa la bomba! Passiamo a prenderla?».
Il 10 dicembre 2019 per gli interisti è una giornata-no, arriva a San Siro il Barcellona e gli ultras spagnoli sono più numerosi e cattivi, solo per la presenza della polizia il Baretto non viene attaccato. Dopo la figuraccia, scrive il giudice Domenico Santoro, «durante una riunione tenutasi nel medesimo esercizio, sono quindi state gettate le basi per la costituzione di un gruppo di uomini disposti e, soprattutto, capaci di affrontare scontri fisici ogni qual volta ciò si renda necessario. Nella riunione si sono anche tracciate le linee per il reperimento delle armi da utilizzare durante i tafferugli ed è stata sottolineata la necessità che chi entrerà in tale manipolo dovrà sottoporsi ad un vero e proprio addestramento».
A dettare la linea è Andrea Beretta, uno dei veterani, che spiega a Ivan Luraschi: «Poi io vorrei dei tubi di gomma per quando siamo in casa ... tipo loro (gli hooligans del Barcellona, ndr) ieri che son venuti con quei manici di piccone... almeno per quando siamo in casa». E Luraschi: Una volta che sappiamo che possiam contare su quei settanta... bene! A pieno ritmo la Curva Nord può produrre 70 hooligans! Vediamo quando 70 hooligans meneranno poi in strada». Programma: «Andiamo in battaglia! La logica nostra è che mettiamo in campo una squadra che parte insieme e si muove insieme. La logica nostra è costruire una curva compatta che andiamo insieme, le prendiamo e le diamo insieme e torniamo indietro insieme». Subito dopo la Digos scopre che «sono già stati organizzati degli allenamenti in cui vengono effettuate delle vere e proprie selezioni per individuare chi, tra gli ultras, farà parte del costituendo commando». Nonostante tutto, c'è una piccola frangia ultras, Gioventù Vikinga, che accusa i capi della Nord di non fare abbastanza scontri.
Replica Ferlito: «Loro si muovono con noi se io decido di muovermi, se decido che non ci si muove stanno muti». Perchè (andando al cuore del problema): «Tu hai capito che se prendiamo botte o facciamo una figura di merda ride tutta Italia?».
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