I fantasmi di Draghi e Gualtieri aleggiano su Palazzo Chigi. L'Istat certifica la più alta flessione (meno 12,8 % da aprile a giugno) del Pil italiano dal 1995 ad oggi. Gli indicatori economici sono tutti negativi. Il Paese, non solo a causa dell'emergenza sanitaria ed economica per il covid, è fermo da un anno: l'ultimo segno più nella curva della crescita economica risale al primo trimestre del 2019.
Al quartier generale di Conte e Casalino scatta l'allarme: è in arrivo la tempesta perfetta. Si teme il combinato disposto tra recessione economica e sconfitta alle regionali: un incrocio micidiale che imporrebbe un cambio a Palazzo Chigi.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte appare preoccupato più per le conseguenze sul suo proprio futuro politico scatenate dai dati Istat che per i numeri in sé. E non sbaglia. Perché l'Italia è il Paese (fatta eccezione per la Francia) dove il coronavirus ha fatto più danni. Conte sa bene che quell'eccesso di protagonismo (dirette, monologhi e dpcm) nella fase acuta dell'emergenza rischia di ritorcersi contro. Sarà lui il capro espiatorio della crisi economica? Matteo Renzi è già al lavoro per il dopo Conte. Ma a Palazzo Chigi si studiano le contromisure. I fondi (208,8 miliardi) del recovery fund sono l'asso nella manica. Ma i dati dell'Istat dicono che il tempo non gioca a favore di Conte e del governo. E allora si tenta di incassare un anticipo, da 20 miliardi, da contabilizzare già nella manovra. Una mossa per dare una scossa all'economia. Al tema economico è legato quello politico.
A Palazzo Chigi sono preoccupati anche dall'avvicinamento del ministro degli Esteri Luigi di Maio al Pd. Viene considerato il primo passo per prendere le distanze dal disastro economico targato Conte e salire sul carro (di Draghi o Gualtieri) del governo della ricostruzione? Un esecutivo di salute pubblica che gestire i soldi del recovery fund: l'ex presidente della Bce Mario Draghi o il ministro delle Finanze Roberto Gualtieri sono i due nomi in grado di riscuotere un consenso che vada oltre i confini dell'attuale maggioranza. Il premier teme quella strana sintonia tra il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il ministro degli Esteri: un feeling che avrebbe messo fuorigioco Beppe Grillo, il garante della permanenza di Conte alla guida dell'esecutivo. Altro indizio: il silenzio del ministro della Cultura Dario Franceschini, capo della delegazione dem al governo. Anche Franceschini sta mollando l'avvocato del popolo?
Sono tanti i dubbi che assalgono il capo del governo nell'ora più buia per l'economia italiana. Sarà lui a pagare il conto salatissimo di una gestione fallimentare del coronavirus. Fallimentare da tutti i punti di vista: sanitaria, economica e sociale. La Cgil, il sindacato costola del Pd, prende le distanze dall'inquilino di Palazzo Chigi e chiede un cambio di passo.
I dati dell'Istat potrebbero solo anticipare un piano che era già nell'aria: affidare a una personalità di rilievo internazionale il compito di rimettere in piedi un Paese in macerie. Le opposizioni incalzano: Il governo è in ritardo su tutto, non ha le idee chiare su come impostare la prossima legge di bilancio e non ha coinvolto, nonostante i ripetuti annunci, in alcun modo le opposizioni. Nei prossimi tre anni potrebbero arrivare dall'Ue circa 300 miliardi. Chiediamo che Conte, venga in Parlamento, prima delle elezioni Regionali, per spiegare all'Italia la politica economica del suo gabinetto, e per dare la possibilità a Camera e Senato di esprimersi in modo chiaro su temi cosi' importanti" - attacca Maria Stella Gelmini, capogruppo a Montecitorio di Forza Italia. La disfatta dell'alleanza giallorossa alle regionali rischia di trasformarsi nella Caporetto del governo Conte. L'ultimo passo prima del burrone.
Ecco allora che nell'entourage del premier riprende quota
l'ipotesi di un rinvio del voto. Perché tra due settimane - osserva un parlamentare Cinque stelle - avremo il picco dei contagiati di rientro dalle vacanze. Sarebbe la mossa del cavallo per rinviare la tempesta perfetta.
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