Laura è affetta da 25 anni da una forma progressiva di sclerosi multipla. È diventata triplegica, spastica, epilettica, senza la possibilità di usare il braccio sinistro, incontinente, la sua stanchezza cronica la costringe a letto almeno tre ore al giorno in penombra e in silenzio. Ha difficoltà a svolgere qualsiasi attività o anche banale movimento e necessita dell'assistenza continua dei suoi caregiver, tra cui il marito Stefano.
Laura vive in Umbria, ha solo 50 anni ma ha pensato tante volte di chiudere con questa vita che non è vita. E da tempo è andata oltre i pensieri. Ha scelto di non emigrare in Svizzera. Il suo ultimo viaggio lo vuole fare in Italia, secondo le regole. Già, quelle regole che ancora il Parlamento non ha messo nero su bianco, a cinque anni dalla famosa sentenza della Corte Costituzionale che, in determinate condizioni, permette il suicidio assistito anche nel nostro Paese. La donna ha quindi intrapreso la sua ultima battaglia a suon di carte bollate. E alla fine di una lunga trafila legale durata due anni, le è stata data il via libera all'eutanasia dalla commissione medica competente.
«Felice di sentirmi veramente libera di scegliere», commenta Laura che, per il momento, non intende avvalersi del suo diritto. «Sono anni che lotto per difendere la libertà di scelta alla fine della vita». La relazione medica, che è stata resa nota dall'associazione Luca Coscioni, parla chiaro: ha riconosciuto che Laura «è capace di autodeterminarsi, affetta da una patologia irreversibile che provoca sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili, dipendente da trattamenti di sostegno vitale». È dunque la prima umbra, e la nona persona in Italia, a ottenere il via libera per l'accesso alla morte volontaria assistita. Prima di lei altri sfortunati, diversi giovani, sono stati accompagnati alla morte dopo aver lottato per anni per ottenere il permesso. Laura ha dovuto aspettare due anni che, secondo Marco Cappato, tesoriere dell'associazione, «sono il risultato di accanimento burocratico». Era il 20 novembre 2022 quando la donna ha chiesto per la prima volta alla propria Asl la verifica dei requisiti previsti dalla sentenza Cappato, ma la donna non aveva i requisiti previsti.
Solo dopo due decisioni del tribunale di Perugia la situazione si è sbloccata. E tre giorni fa Laura ha ricevuto finalmente la relazione finale. Ora si metteranno a punto le modalità e i farmaci per la sua dipartita. Ci vorranno delle settimane. Una manciata di vita prima dell'oblio.
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