Quella che sembra una mediazione è una linea ancora più dura, e lo sarà fino a luglio. Dopo le polemiche, la Grecia decide di bloccare non tutti i turisti italiani, ma solo alcuni. E disegna la mappa di un'Italia considerata un potenziale focolaio: dal 15 giugno al 30 giugno, «i voli internazionali sono ammessi negli aeroporti di Atene e Salonicco», ma non se sono decollati da Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte. Chiunque provenga da questi territori verrà sottoposto al tampone. È richiesto il soggiorno di una notte in un albergo designato, poi, se il test è negativo, il passeggero si mette in autoquarantena per 7 giorni. Se il test è positivo, il turista viene messo in quarantena sotto controllo per 14 giorni. Insomma, porte chiuse.
Oggi è prevista una telefonata tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l'omologo greco Nikos Dendias. Di Maio tenterà una mediazione alla vigilia della missione ad Atene il 9 giugno, dopo quelle in Germania e in Slovenia, per provare a evitare l'esclusione degli italiani dai flussi turistici estivi. Una scelta, quella della Grecia, che per il ministro della Salute Roberto Speranza è «punitiva» e «non si giustificano atteggiamenti punitivi nei confronti del nostro Paese, sul piano sanitario abbiamo fatto moltissimo». Il governatore del Veneto, Luca Zaia, è furioso: «La Grecia che mette al bando il Veneto mi pare allucinante. Mi chiedo cosa pensino i loro operatori, sono i nostri turisti che vanno lì. Siamo a disposizione della comunità greca in maniera costruttiva per mostrare le carte. Se poi vogliono anche, chiamiamo il professor Crisanti, per fare un giro di tamponi a casa loro. Altrimenti non ci vedranno mai più». Lo è anche l'assessore regionale al Turismo dell'Emilia-Romagna, Andrea Corsini: i greci «non sono ben informati della nostra situazione sanitaria e non accettiamo di essere considerati degli untori. I turisti italiani viaggeranno in Italia e noi siamo pronti ad accoglierli». Dal 1° luglio in poi Atene aprirà ai voli internazionali in tutti gli aeroporti. I turisti saranno comunque soggetti a test casuali all'arrivo, e «ulteriori restrizioni relative ad alcuni Paesi saranno annunciate in un secondo momento», avvertono.
A non volere gli italiani ci sono però anche Austria, Croazia e Slovenia, ricorda Matteo Salvini: «Non vogliono turisti italiani (o impongono controlli e paletti) mentre alcuni giornali del Nord Europa addirittura ci insultano? Nessun problema. Abbiamo la fortuna e l'orgoglio di vivere nel Paese più bello del mondo».
Nonostante la Commissione europea col pacchetto turismo del 13 maggio avesse raccomandato (ma si tratta di un monito non vincolante) agli Stati a un'uscita coordinata dal lockdown, finora non si è visto nulla di unitario nelle misure annunciate dai Paesi membri. Mediazioni potrebbero arrivare dalla riunione del Consiglio Affari Interni dell'Ue il 5 giugno, con Bruxelles che spinge per una linea comune che eviti discriminazioni tra cittadini europei e che sia basata su criteri epidemiologici, capacità di contenimento e di tracciamento. L'Austria non ha ancora sciolto la riserva, una decisione definitiva è stata annunciata per mercoledì, ma ci guarda ancora con diffidenza. Mentre il 15 giugno aprirà i confini con Germania, Liechtenstein e Svizzera, con l'Italia, ha spiegato il cancelliere Sebastian Kurz «la situazione in Italia è quella più difficile».
Il suo ministro degli Esteri Alexander Schallenberg «stiamo osservando da vicino gli sviluppi in Italia, soprattutto in Lombardia e nelle regioni limitrofe ai confini austriaci. Credo che siamo sulla buona strada», da metà giugno dovrebbero cessare tutte le restrizioni di viaggio anche tra Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria.
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