Guido Crosetto? Uno sciocco raro, visto che crede che fornire armi all'Ucraina per permetterle di difendersi serva a evitare la terza guerra mondiale. Dmitry Medvedev, ormai lo sappiamo, ha l'insulto facile. È il suo ruolo preferito nella peculiare polifonia della comunicazione del Cremlino in questi tempi di guerra....pardon, di operazione militare speciale, se no lo Zar di tutte le Russie si arrabbia e allora sì che sono guai. Perché alla fine il succo del messaggio agli italiani dei Medvedev, dei Lavrov, dei Razov e delle Zakharova è sempre lo stesso: fate i bravi, voi che tenete tanto alla pace, mandate al diavolo il guerrafondaio Biden e il nazista Zelensky, o prima o poi farete i conti con noi.
In Italia saremo anche degli stupidoni come il nostro ministro della Difesa, ma basta poco a capire che a Mosca il nostro Paese è stato individuato come potenziale punto debole del fronte occidentale. E che, come tale, merita tutti gli sforzi per farlo cedere. Siamo o non siamo (parole di nostri leader politici oggi costretti a mordersi la lingua) il Paese che costruisce ponti e non barriere, quello con la naturale vocazione alla mediazione, quello che prima la pace e poi (eventualmente) la libertà? Cos'è dunque tutto questo clangore di armi, questo allinearsi alla Nato, questo dimenticarsi che la Russia è un nostro partner sincero ed affidabile?
Se lo chiedeva, appena qualche giorno fa, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov: gli italiani piacciono così tanto ai russi, proprio non si capisce perché si siano ridotti a fare i servi sciocchi degli americani (forse perché abbiamo chiaro che diventare i servi vostri sarebbe molto peggio, signor Ministro?) rischiando di trovarsi in mezzo a una guerra spaventosa. Questa della paura di un conflitto mondiale è una carta che il Cremlino si gioca molto volentieri con gli italiani, tanto che ce lo spacciano come imminente ogni giorno. E certo lo disturba che Crosetto sia così sciocco da rispondere a Medvedev che non ha cambiato idea: la pace si difende resistendo ai prepotenti, non calando le braghe.
Crosetto, qualche settimana addietro, aveva anche risposto a un altro tentativo russo di calunniare il governo italiano come pericoloso guerrafondaio. Quando furono diffuse immagini false di mine e blindati di fabbricazione italiana che non produciamo o non inviamo in Ucraina. E anche i media italiani avevano evitato di piegare la schiena di fronte a intimidazioni russe: come quando (era il marzo dell'anno scorso) l'ambasciatore Sergei Razov aveva denunciato il quotidiano La Stampa per istigazione a delinquere e apologia di reato: peccato che nessuno avesse esortato a uccidere Vladimir Putin, semmai era stato scritto che l'ipotesi di farlo era immorale.
L'esistenza in Italia di un variegato fronte filorusso, evidentemente, incoraggia simili iniziative. Ai tre filoni tradizionali del fintopacifismo a senso unico (sinistra e destra antiamericane più cattolici terzomondisti) se ne aggiunge un quarto, trasversale agli schieramenti politici: quello di chi s'illude che concedere a Putin ciò che pretende ci riporterà agli spensierati tempi pre-guerra. Lo incoraggiano non solo la propaganda russa, ma anche politici e giornalisti italiani in cerca di facile popolarità.
Basti vedere la penosa manfrina di Sanremo, dove il mantra «sono solo canzonette» non è più vero da almeno trent'anni (qualcuno si ricorda Gorbaciov e signora sul palco dell'Ariston?), ma Zelensky no, signori, per carità, la gente non capirebbe.
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