L'automotive. La componentistica. La meccatronica. Forse la moda. Lunedì il consiglio dei ministri dovrebbe far girare la chiavetta dell'Italia che riparte. Filiere che scalpitano ai blocchi di partenza e già in ritardo rispetto all'idea originaria di riaccendere il quadro in questa settimana.
Ma non è così semplice far quadrare il cerchio: c'è il governo, c'è il comitato scientifico che lo affianca, c'è la task force guidata da Vittorio Colao, ci sono altri gruppi di lavoro, come quello voluto dalla ministra dell'innovazione Paola Pisano, e non è facile mettere insieme idee, proposte e suggestioni che si accavallano, si sovrappongono, si contraddicono.
Colao, un manager dall'orizzonte molto lungo, porta in dote la sua esperienza internazionale e cerca di coniugare diversi parametri, secondo il modello americano: quanto ad esempio un'azienda o un'impresa può lavorare da remoto, sviluppando le sue risorse commerciali, e quanto deve rimanere ancorata allo stabilimento classico, dove le condizioni operative sono ovviamente diverse. Questo ragionamento, proiettato verso il futuro e lo smart working, dovrebbe poi integrarsi in qualche modo con le realtà di mercato e i rischi legati all'interminabile lockdown: altri Paesi sono già attivi e rosicchiano alle nostre industrie quote di business.
Non si può attendere oltre, non si può correre in avanti, si deve trovare un equilibrio quasi impossibile, sfruttando tutte le conoscenze acquisite.
I saggi del team di Colao ridisegnano la giornata degli italiani: lo smart working, e poi turni e ingressi differenziati. Insomma, orari da concepire in modo flessibile e più articolato, per evitare, nei limiti del possibile, gli affollamenti in tutti gli ambienti. Ma sopratutto per ridisegnare la mobilità generale: uno sforzo immane se si pensa all'ora di punta in una stazione della metropolitana o su un autobus di Milano o Roma.
Il ministro dei trasporti Paola De Micheli insiste sull'utilizzo delle nuove tecnologie per accompagnare i pendolari verso un domani così incerto: «Sono allo studio - spiega all'Huffington Post - delle app sullo spostamento».
Si annuncia una transizione che fa tremare le vene dei polsi perché solo combinando molteplici strumenti è possibile immaginare una virata così repentina su abitudini e comportamenti.
Intanto, si combattono guerre sotterranee a colpi di dossier: l'Inail aveva pronto, secondo Linkiesta, un lungo documento sul contenimento del virus nei luoghi di lavoro, con gli indici di pericolosità dei diversi comparti e mansioni, ma all'ultimo minuto il Governo si è sfilato, rivolgendosi a Colao.
Le aziende intanto si stanno già attrezzando per fronteggiare una sfida epocale: le mascherine, la sanificazione delle strutture, i termoscanner, le distanze, gli ambienti più rarefatti, gli orari elastici. E come se non bastasse un robusto rafforzamento della medicina di prevenzione, tema decisivo secondo il viceministro della salute Pierpaolo Sileri. Sileri, va da sé, non immagina un maquillage con qualche camice bianco che faccia capolino nelle aree produttive, ma immagina centinaia di assunzioni per seguire in concreto i lavoratori.
Non sarà facile sciogliere tutti questi nodi e mettere d'accordo i diversi gruppi di lavoro, ma nel giro di un paio di mesi al massimo gran parte del sistema Italia dovrebbe uscire dalla quarantena, riprendere ritmi accettabili e ricominciare ad esportare.
«L'Italia - afferma
all'agenzia Dire Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell'Organizzazione mondiale della sanità - ha messo al primo posto la salute, mentre gli altri Paesi della Ue hanno seguito solo parzialmente la nostra lezione».
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