Ermias Ghermay, etiope di 40 anni, è il capo, Medhane Yehdego, 34enne originario dell'Eritrea, il suo braccio destro. Spostano carne umana dall'Africa in Europa, guidano il traffico di immigrati clandestini che dalle coste libiche arrivano su quelle italiane. A riportare d'attualità i nomi di questi due soggetti senza scrupoli, destinatari di un provvedimento restrittivo internazionale, è un'inchiesta realizzata dalla tv britannica Sky News , che si è avvalsa delle fonti della polizia italiana e del magistrato Geri Ferrara, membro della Dia di Palermo e componente del pool antiscafisti. Dalle indagini degli inquirenti emergono le figure senza scrupoli di due trafficanti responsabili tra le altre cose del tragico naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 nei pressi di Lampedusa e nel quale persero la vita almeno 366 migranti. E pensare che Ghermay era arrivato in Italia dall'Etiopia come un clandestino qualsiasi, nel 2012, percorrendo le tormentate e bollenti piste che passano dal Sudan, portano alla Libia e poi al mar Mediterraneo, fino alle coste siciliane. L'uomo approdò al Centro di accoglienza di Mineo, vicino a Catania, e fece richiesta di asilo politico. Gli rilasciarono un permesso di soggiorno valido fino al 2019, poi sparì nel nulla. E in attesa di essere accolto come rifugiato, decise di passare da sfruttato a sfruttatore. Ad oggi lo scafista etiope agisce impunemente nelle zone di Tripoli, Zuwara, Zawia, Garabulli e gestisce una fattoria dove nasconde fino a 600 migranti alla volta, ai quali chiede tra i 1.200 e i 1.600 dollari a testa per partire. Nell'inchiesta di Sky emerge anche che la polizia italiana sta impiegando le stesse tecniche utilizzate contro i padrini di Cosa Nostra, riuscendo ad intercettare le telefonate tra Ghermay e i suoi luogotenenti, tra i quali appunto Yehdego. L'eritreo è un altro personaggio ambiguo e pericoloso: agevola l'espatrio di suoi connazionali, spesso perseguitati politici dal regime totalitario di Isaias Afewerki (presidente in carica da 23 anni), ma divide la torta dei proventi con alcuni uomini politici di Asmara che sarebbero collusi nel traffico di esseri umani.
Le indagini della polizia italiano hanno tra l'altro permesso di intercettare una cellula della stessa associazione criminale complementare a quello che opera in Africa. Sarebbe composta da cittadini eritrei selezionati da Yehdego in persona e che operano in alcune province siciliane. Il loro compito è quello di favorire la permanenza illegale di migranti clandestini, fino a concordare, sempre illegalmente e a pagamento, l'espatrio verso altri Paesi dell'Unione europea, in particolare verso Norvegia, Svezia (dove Yehdego ha moglie e figli regolarmente registrati all'anagrafe di Stoccolma) e Germania.
I due scafisti intascano cifre da capogiro: 80mila dollari per ogni partenza di migranti. Denaro che, si apprende dalle intercettazioni telefoniche, i due depositerebbero in conti cifrati di banche di Dubai, Svizzera e Israele. E dalle stesse intercettazioni emergono altri raggelanti particolari, come il rammarico per i mancati guadagni di viaggi non andati a buon fine. «La barca non è arrivata a destinazione, sono morti», dice Ghermay. E Yehdego all'altro capo del telefono risponde: «È una bella seccatura. I parenti mi pressano, vogliono sapere che fine hanno fatto i loro parenti. Cosa gli dico? Che sono morti annegati? Forse è meglio prendere tempo e raccontare che si trovano in carcere».
Frammenti di conversazioni raccolte dalla Polizia che ha accertato anche consistenti contatti intercontinentali tra i vari livelli dell'organizzazione. Telefonate che avvengono tramite Skype, Viber e Whatsapp per rendere più difficile la captazione delle comunicazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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