Verona - Procacemente rosato come la carnagione eccitata di una fanciulla dopo una corsa. Quella fanciulla si chiama Giulietta e stiamo parlando del suo piccolo balcone, celebre in tutto il mondo come il grande trono del vero amore. A Verona è stato restaurato e ripulito. Oggi sarà omaggiato con una cerimonia ufficiale da parte delle autorità, compreso il sindaco Federico Sboarina, anche per ricordare che questo gingillo ogni anno è meta di un milione e mezzo di visitatori, e sono tanti i veronesi che si chiedono: come poter far fruttare di più questa miniera che oltre che d'amore potrebbe essere d'oro? Racconta Paolo Mariani, amministratore unico della TecnoRed, l'azienda veronese che si occupa della deumidificazione e del recupero di edifici. Due mesi di interventi, preceduti da due anni di carte e carteggi, per superare una burocrazia che pareva invalicabile, tanta era la paura di toccare un balcone che risale al 1200.
Fino a qualche tempo fa l'opera appariva nera e grigia come tante vecchie pietre trascurate, ora rivela il suo incarnato adolescenziale nella classica pietra rosa di Verona. Complessivamente i lavori sull'opera di storia shakespiriana sono costati centomila euro. «Non dobbiamo fermarci qui. Ora dobbiamo impegnarci affinché la manutenzione del Balcone di Giulietta venga ripetuta ogni due-tre anni».
Staccato da una casa veronese del '200, il Balcone venne posto sul muro della storica casa di via Cappello, che persino Charles Dickens in uno dei suoi viaggi identificò come casa Capuleti, da Antonio Avena, che applicò il balconcino con due supporti di pietra bianca. «Una volta ripulite queste parti risultavano troppo chiare rispetto al rosa, per cui abbiamo un po' smorzato il bianco». Ed è così che il balcone, che ha un'ottantina d'anni, oggi sembra proprio una tredicenne.
Si è calcolato che saranno 350 mila le Giuliette che ogni anno si fanno fotografare su questo simbolo: e guai a dire che è un «falso», il concetto non viene tollerato dai turisti che ogni giorno leggono questa pietra come un sacrosanto «vangelo» della purezza del primo amore.
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