Ci sono tanti elementi da approfondire sulla morte della piccola Anisa Murati, la bambina di 7 anni annegata mercoledì nel lago balneabile del bioparco AcquaViva di Caraglio, a pochi chilometri da Cuneo. Come mai nessuno si è accorto? Come mai i soccorsi sono scattati in ritardo? La procura di Cuneo ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, affidato al sostituto procuratore Alberto Braghin, che coordina le indagini insieme al procuratore aggiunto Ciro Santoriello.
La bimba era in una comitiva organizzata dal centro estivo della parrocchia di Demonte, il paese della valle Stura in cui viveva insieme alla propria famiglia. Ci sarebbero state decine di bambini di tutta la valle ma gli accompagnatori sarebbero stati solo 7. Non solo, di questi solo due sarebbero stati maggiorenni. La loro posizione è la più problematica tra quelle al vaglio degli inquirenti, fa sapere Santoriello.
Verrà approfondito anche il ruolo dei bagnini del bioparco, due più un assistente: «Vanno valutati quali fossero i compiti loro e quali quelli degli accompagnatori. Il profilo giuridico è complesso».
Meno probabile, secondo la procura, che vengano chiamati in causa i gestori della struttura, salvo che non emergano gravi omissioni a loro carico, al momento non ipotizzabili. La struttura è ora sotto sequestro, per il periodo necessario agli accertamenti giudiziari, e verrà disposta a breve l'autopsia sulla piccola.
Si ipotizza anche un malore della bambina durante il bagno. E verranno fatte anche valutazioni sull'organizzazione dei camp estivi e sulla proporzione tra bambini e educatori. «Siamo sconvolti. Una bella bambina di sette anni. È incredibile» commenta Paola Falco, sindaco di Caraglio.
«La dinamica di quanto accaduto non la conosco - aggiunge Falco - C'erano animatori, dato che si tratta di un centro estivo parrocchiale, e bagnini che si sono accorti della sua assenza quando hanno radunato tutti i bambini e lei non c'era: c'erano le sue ciabattine e i vestiti sulla spiaggia. È una vera tragedia, non posso dire altro».
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