"Barbie terapia" nella Rsa per combattere l'Alzheimer

Il contatto visivo e corporeo con la bambola stimola i processi cognitivi: benefici già dopo poche settimane

"Barbie terapia" nella Rsa per combattere l'Alzheimer
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Colorare di rosa le calde giornate di luglio. È quanto si è riusciti a fare nella RSA San Raffaele di Campi Salentina (Lecce), dove gli operatori della struttura hanno regalato alcune Barbie a un gruppo di pazienti affette da Alzheimer. Gli effetti si sono visti subito, anche perché nella scelta tra le varie bambole, l'icona di tantissime bambine ha preso il sopravvento: le pazienti che hanno improvvisato acconciature, cambi d'abito e dialoghi forse mai davvero dimenticati. «La reazione delle ospiti è stata sorprendente, al di là di ogni previsione possibile», racconta Irene Patruno, educatrice professionale della residenza, spiegando quanto accaduto nell'ambito del laboratorio di «Doll Therapy» per le pazienti del nucleo Alzheimer.

La «Terapia della Bambola», rientra nei cosiddetti interventi non farmacologici, utilizzati nel trattamento delle demenze: «Il contatto visivo e corporeo, la manipolazione tattile e il dialogo con la bambola possono stimolare i processi cognitivi e la memoria, facilitare il dialogo, la capacità relazionale, il rilassamento e i processi emozionali, diminuire i disturbi comportamentali e del sonno, l'irritabilità e il senso di depressione», aggiunge la dottoressa Maria Giovanna Pezzuto, psicologa della RSA salentina. Quanto sta accadendo in Puglia è la conferma di vari studi internazionali, secondo i quali già dopo qualche settimana si hanno benefici con cambiamenti nei livelli di ansia, agitazione e aggressività (studio australiano, pubblicato sulla rivista scientifica Aging mental health nel 2019) ed effetti positivi sui sintomi comportamentali e psicologici della demenza nonché sui caregiver, che si occupano dei pazienti (studio Università di Padova su pazienti tra i 76 e i 96 anni con grave demenza vascolare e Alzheimer, pubblicato su International Journal of Geriatric Psychiatry nel 2018).

La demenza senile è una patologia neurodegenerativa dell'encefalo, che determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive, la forma più comune è quella di Alzheimer. Il World Alzheimer Report parla di 46milioni di persone colpite nel mondo nel 2015 che diventeranno oltre 131,5 milioni nel 2050. In Italia si stimano oggi circa 1.200.000 casi di demenza, con un aumento di circa 150 mila diagnosi ogni anno e con un tasso di crescita destinato a crescere significativamente nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento demografico. L'Alzheimer, che conta 700mila casi in Italia, si attesta come terza causa di morte tra gli over65 in Europa occidentale e una delle principali cause di disabilità nella popolazione over60 a livello mondiale. Chi ne è affetto vive una vita parallela, perde la percezione del tempo, dello spazio, delle distanze.

Infine due interessanti studi italo-svizzeri, pubblicati su BMC Geriatrics nel 2021 e qualche mese fa sul Journal of Clinical Medicine, hanno valutato anche i benefici sull'angoscia di caregiver professionali e i biomarcatori di stress nei pazienti e soprattutto l'effetto della «Terapia della Bambola» come approccio non farmacologico sull'incidenza del delirio, il cui rischio è aumentato dalla presenza di deterioramento cognitivo: il risultato è stato una più efficace riduzione di agitazione e aggressività nonché la

diminuzione di apatia, vagabondaggio e depressione con relativa minore irritabilità e nervosismo. Altri benefici sono il miglioramento della capacità di comunicazione, l'autostima e in generale la qualità di vita dei pazienti.

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