Nel "day after" hanno vinto tutti. A leggere le dichiarazioni, infatti, in Basilicata nessuno vuol sentir parlare di sconfitta. Ha vinto il M5S, che però deve accontentarsi del terzo posto. Ha vinto il Partito democratico, che ha visto il suo candidato raggiungere un risultato probabilmente insperato, ma che è sceso al 7,8%.
Nessuna autocritica - almeno pubblica - da Luigi Di Maio. I malumori serpeggiano nella base, ma il "capo politico" del movimento nega qualsiasi flop. "Il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica in Basilicata", ribadisce, "La verità è che abbiamo battuto tutte le liste, anche quelle con gli impresentabili dentro, anche quelle con i portavoti di Pittella. A Matera siamo oltre il 30%". Però il vicepremier considera solo i numeri che gli fanno comodo, quelli delle Regionali del 2013, quando cioè il M5S era ancora forza di opposizione e si poneva come antitesi ai partiti tradizionali. A guardare però gli ultimi dodici mesi la verità che raccontano i numeri sono altri: i grillini sono passati nella sola Basilicata da circa il 44% del 4 marzo 2018 al circa 20% di oggi. Voti diversi, è vero. Ma il tracollo è inconfutabile.
Esulta poi pure il Partito democratico. Ma se il candidato di centrosinistra ha superato il 33% dei voti e sostiene di aver "perso dignitosamente", a guardar tra le pieghe dei risultati il dato è decisamente diverso: il partito guidato ora da Nicola Zingaretti si è fermato appena al 7,8% dei voti. Contro il 16,3% delle Politiche (e ben lontano da quel 40% delle Europee 2013 che aveva galvanizzato la sinistra negli anni precedenti). "La Basilicata conferma che l'alternativa alla destra e a Salvini siamo noi", ha detto il neosegretario, ammettendo che la medaglia di bronzo non era affatto scontata. Soprattutto dopo 24 anni di governo ininterrotto e le inchieste sulla sanità locale che hanno coinvolto l'ex presidente Marcello Pittella.
Se questo non bastasse, il Pd ha la capacità di litigare pure quando i risultati sono migliori delle aspettative. I renziani ne approfittano per sferrare il primo attacco dell'era Zingaretti: "Da quando Matteo Renzi si è dimesso abbiamo perso Friuli, Molise, Abruzzo, Sardegna, Basilicata, Trento e Bolzano. Ma il problema era il carattere di Renzi, ovvio. E finalmente oggi, senza di lui, tutti felici per il secondo posto in Basilicata: felici e perdenti", ironizza Luciano Nobili. E Anna Ascani rincara la dose: "Alla sesta volta credo che persino il grande Toto Cutugno abbia smesso di esultare per il secondo posto. Noi abbiamo intenzione di andare avanti parecchio?". "Queste vicende non si possono imputare al 'Pd senza Renzi', ma sono coda del partito renziano", sono pronti a ribattere dai vertici.
Di
certo, finora, è che un vero vincitore c'è. È il centrodestra unito, che nel 2013 si attestava intorno al 20%. Per arrivare al 25,4% nel marzo 2018 e sfondare la soglia del 42% a dodici mesi di distanza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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