"Basta con le correnti del partito, vanno sciolte"

La deputata dem Quartapelle: "Sono soltanto un sistema di potere interno, hanno fatto molto male al Pd"

"Basta con le correnti del partito, vanno sciolte"

«Basta con questo sistema soffocante delle correnti, che sta facendo molto male al Pd».

Nel clima piuttosto depresso dell'Assemblea nazionale dem, chiamata a convocare il prossimo congresso, ha fatto rumore la proposta provocatoria contenuta nell'ordine del giorno di un gruppo di dirigenti e parlamentari. A lanciare il sasso, nel dibattito, è stata la parlamentare milanese e responsabile Esteri del partito Lia Quartapelle: «Le correnti vanno sciolte».

Onorevole Quartapelle, tutti i grandi partiti occidentali sono divisi in correnti, in verità.

«Certo. Ma si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di raggruppamenti interni basati su posizionamenti politici e di opinione. Nel Pd si tratta ormai solo di filiere di potere che servono a ottenere eletti e incarichi, e a perpetuare le carriere di chi gestisce quel potere. Basta vedere il dibattito pre-congressuale in corso: non ho sentito un solo contributo di idee e di elaborazione politica sulla direzione da prendere e sulle scelte da fare che arrivasse dalle correnti interne organizzate. Per ottenere finalmente una discussione sana e libera andrebbero sciolte. Dovrebbero chiederlo per primi i candidati alla segreteria».

Perché?

«Perché tutti i segretari del Pd, negli ultimi lustri, si son trovati a fare i conti con questo sistema di potere, e spesso ne sono stati logorati e travolti. Stavolta rischia di riproporsi esattamente lo stesso copione».

Ammetterà che per ora il dibattito interno è piuttosto oscuro e iniziatico: finora si è litigato sulle date più che sulla politica. E son passati già due mesi dal voto.

«Spero che finalmente si chiarisca chi sono i candidati alla segreteria, e che quindi si riesca a capire di che dobbiamo discutere».

La domanda di fondo è: a che serve oggi il Pd?

«Io vedo due direttrici di fondo che vanno affrontate: la prima è il rapporto con il mondo del lavoro e in particolare con i ceti medi impoveriti. C'è un messaggio che arriva dalle elezioni di Midterm in Usa e che dovremmo cogliere: l'estremismo non paga, a destra ma neppure a sinistra. Il riformista moderato Biden esce più forte, e i Democratici americani, ma anche quelli europei, devono lavorare per trovare un messaggio chiaro sui kitchen table issue, le questioni di cui la gente normale parla a cena: inflazione, stipendi, costo della vita».

E la seconda direttrice?

«È la guerra in Ucraina, la grande questione dirimente del nostro tempo. Sarebbe un gravissimo errore per il Pd arretrare sulla scelta di principio di appoggiare l'Ucraina e la sua democrazia filo-europea, per inseguire nostalgie anti-atlantiche e legittime paure su cui gioca ambiguamente Conte. L'unico ostacolo alla pace è la Russia, cedere al suo ricatto nucleare anziché contrastarlo vuol dire alimentare il rischio globale.

Vedo nel Pd la tentazione facile di attribuire la nostra sconfitta alla scelta di campo sulla guerra. Niente di più falso: in campagna elettorale ho incontrato decine di persone che mi dicevano: vi prego, almeno su questo non tornate indietro».

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