«In tutto il mondo, ma soprattutto in Italia, l'energia è un grande problema». È questo l'incipit con cui Silvio Berlusconi affronta la consueta pillola elettorale quotidiana, una sorta di videoracconto a puntate del programma di Fi.
Il tema è di quelli che stanno più a cuore al Cavaliere e per il quale si batte da decenni: la necessità di costruire una autonomia energetica per il nostro Paese. Questa urgenza un tempo veniva declinata evidenziando le enormi differenze che il nostro sistema produttivo doveva scontare nel confronto con gli altri partner europei e internazionali, anche per l'incomprensibile scelta di rinunciare al nucleare, acquistando al contempo l'energia prodotta dalle centrali francesi (circa il 5% della nostra bolletta energetica). Oggi questa situazione è rimasta immutata, ma il solco rischia di essere ulteriormente approfondito dalle conseguenze dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
«L'aumento delle bollette mette in ginocchio famiglie e imprese e la dipendenza dall'estero - magari da paesi instabili o dilaniati da conflitti - pone a rischio i nostri rifornimenti. Proprio ieri, sono pervenute nuove previsioni, secondo le quali le tariffe dell'energia potrebbero raddoppiare. Un vero dramma per le famiglie e imprese italiane. Il nostro compito è quello di tutelare l'ambiente, la qualità dell'aria che respiriamo, il mondo intorno a noi. Per questo, quando saremo al governo accelereremo al massimo la realizzazione di impianti per le energie rinnovabili, per sfruttare il calore del sole, l'energia del vento e dell'acqua, il moto delle maree». Un impegno per la diffusione dell'approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili a cui si affiancherà la nuova frontiera del nucleare di quarta generazione. «Nello stesso tempo - continua Berlusconi - riprenderemo in mano la ricerca sul nucleare di quarta generazione, come tutta l'Europa ha deciso di fare: la ricerca che ci potrà dare in futuro energia pulita e sicura in grande quantità. Se sei d'accordo, se anche tu credi che dobbiamo investire nell'autosufficienza energetica, per pagare meno e per essere sicuri degli approvvigionamenti, allora il 25 settembre devi votare Forza Italia», conclude Berlusconi.
Il numero uno del partito di Piazza San Lorenzo in Lucina alza così il sipario sulla sua strategia e riannoda il filo che fu costretto a recidere il 27 aprile 2011. In quella data l'esecutivo da lui guidato fu costretto a fermare un piano di rilancio della produzione di energia nucleare da realizzare attraverso lo strumento della legge 25 giugno 2008, con la quale il governo Berlusconi aveva reintrodotto la possibilità di costruire in Italia centrali nucleari. Una legge accompagnata da un'intesa con il governo francese per lo sviluppo comune di nuove centrali di nuova generazione, più sicure e performanti. Come in passato con la consultazione post-Chernobyl, incombeva il referendum antinucleare del 12 e 13 giugno 2011 che si sarebbe tenuto dopo l'incidente di Fukushima. In quell'occasione Berlusconi puntualizzò che non si trattava di un addio al nucleare, ma di un arrivederci in nome di una moratoria «tecnica». Per chiarire bene le ragioni del disastro di Fukushima che «si è verificato perché quella centrale era stata edificata su un terreno che non lo permetteva».
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