Biaggi rischia la vita sul circuito maledetto. "L'abbiamo sfangata"

Cade e si infortuna gravemente sulla pista dove morì Romboni. Il papà: "Ora smettila"

Biaggi rischia la vita sul circuito maledetto. "L'abbiamo sfangata"

Max Biaggi sta bene. Anche se sul momento si era temuto il peggio. Vuoi per il diffondersi sul web di notizie troppo allarmistiche e vuoi perché il suo incidente arriva a poche settimane dal dramma in bici del povero Nick Hayden, l'ex campione del mondo di MotoGp, e a quindici giorni dalla rovinosa caduta di Valentino Rossi mentre si allenava con la moto da cross.

Max sta bene. Però è quel bene che per noi comuni mortali vorrebbe dire stare parecchio male. Perché ha subito un trauma importante a livello toracico. Perché si ritrova con nove fratture costali e perché è in rianimazione al San Camillo di Roma e non è escluso un piccolo pneumotorace, «c'è una faldina da monitorare», dicono i medici. Notte in osservazione dunque, e prognosi che resta riservata. Se non insorgeranno complicazioni nelle prossime ore, hanno aggiunto i medici, prognosi di trenta giorni.

E poi tornerà in sella. Vedrete. Perché i piloti ed ex piloti sono gente così. Non riescono a farne a meno. Anche a 46 anni come Max, che li compirà il 26 di questo mese; e anche se, come lui, si è fra quei pochi eletti del motorsport ad aver avuto la forza di ritirarsi dal grande circo mentre stavano in vetta al mondo. Correva infatti l'anno 2012, mondiale Superbike, Francia, quando Max, con l'allora compagna Eleonora Petron accanto a lui sul podio, annunciava il ritiro un attimo dopo aver conquistato il secondo titolo mondiale Superbike, il sesto della sua carriera contando i quattro di fila nel motomondiale, classe 250, anni Novanta. Un addio per certi versi storico, visto che ad appendere casco e tuta al chiodo all'apice del successo era fin lì riuscito solo a sir Jackie, nel senso di Jackie Stewart, tre volte campione del mondo di F1, e riuscirà poi solo a Nico Rosberg.

Tutto è accaduto poco dopo l'ora di pranzo sulla pista del Sagittario, il circuito di Latina dove l'ex campione romano si stava allenando per gli Internazionali d'Italia di Supermotard in programma domani. Un tracciato, quello laziale, dove nel 2013 era morto - incredibile il destino - l'ex campione di moto Doriano Romboni durante una gara esibizione in memoria di Marco Simoncelli. Una pista su cui, nel 2004, lo stesso Max aveva subito il peggior incidente della sua carriera motociclistica: frattura scomposta del malleolo peroneale e dell'astragalo tibio-tarsico della gamba sinistra. Sempre con una moto da motard.

Nell'impatto di ieri, dopo un highside (quando il centauro viene disarcionato dalla moto) «Max Biaggi ha riportato fratture costali multiple, ma qui è arrivato cosciente», ha spiegato il direttore del pronto soccorso del San Camillo, Emanuele Guglielmelli. Che nel bollettino successivo ha però aggiunto che «la tac ha escluso lesioni midollari».

Sul momento, infatti, le notizie arrivate dal circuito laziale avevano fatto temere il peggio. Era girata voce di un possibile interessamento spinale e di un maldestro intervento di soccorso sul pilota a terra, inizialmente aiutato a rialzarsi. Altra versione, si spera più verosimile visto che la cosa peggiore che un soccorritore possa fare è quella di sollevare il pilota a terra, è che Max stesso avesse inizialmente tentato di alzarsi. Si vedrà. Si saprà.

Eleonora Pedron, madre dei due figli di Biaggi, all'uscita dall'ospedale ha tranquillizzato tutti: «Gli ho parlato e sta bene, la paura è passata». Così anche l'attuale compagna del campione, la cantante Bianca Atzei («sono qui con il mio amore e non lo lascio un secondo. Adesso lo portano in terapia intensiva per monitorizzarlo. Una gran paura al mio cuore» il suo tweet dato ai social). Ma la dichiarazione più importante è stata quella di papà Pietro, per due decenni ombra discreta del figlio sulle piste di tutto il mondo: «Max sta bene, ci ho parlato e mi ha detto papà, l'abbiamo sfangata.

Se ho avuto paura? Sono 25 anni che ho paura, sarebbe ora di smettere con le gare». Oddio. Ci sarebbe anche altre parole importanti. Quelle del rivale di una vita, Vale Rossi: «È cascato come me, brutta botta. In bocca al lupo Max».

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