"Non cedere...", "Via il pass": scontro di fuoco Paita-Borghi

Con la senatrice Raffaella Paita e con il deputato Claudio Borghi abbiamo affrontato il divisivo tema dei tamponi gratis per i lavoratori

"Non cedere...", "Via il pass": scontro di fuoco Paita-Borghi

La proposta, rilanciata anche da Beppe Grillo, di fornire tampone gratis ai lavoratori non vaccinati divide la classe politica. Per la rubrica Il bianco e il nero ne abbiamo parlato con la senatrice renziana Raffaella Paita e con il deputato leghista Claudio Borghi.

Lei è favorevole ai tamponi gratis per i lavoratori?

Paita: “Questa ipotesi non mi trova d’accordo. Lo strumento fondamentale che abbiamo per battere il Covid è il vaccino. E dunque il Green pass”.

Borghi: “Sì, sono favorevole però, in subordine all'abolizione del green-pass. Secondo me, la cosa migliore sarebbe cancellare il green-pass. Se, proprio, qualcuno vuole andare avanti fino a dicembre per vedere se funziona, allora bene i tamponi gratis”.

Cosa pensa della deroga data ai portuali?

Paita: “La trovo sbagliata, per due motivi. Da un lato, rischia di creare delle smagliature nel sistema di controllo della pandemia. Dall’altro, introduce il principio errato secondo cui esiste un’alternativa al vaccino. Alimentare questa illusione non porta da nessuna parte”.

Borghi: “Significa che evidentemente qualcuno ha fatto male i calcoli e, allora, si cerca di correre ai ripari. Se, però, io do la deroga ai portuali, non si capisce perché io non la debba dare ai poliziotti e ai pompieri. A quel punto meglio riconoscere di aver fatto il passo più lungo della gamba e cancellare il green-pass, una misura che tanto non serve”.

Crede che i tamponi gratis possano fermare e/o attutire il clima di scontro con i no green-pass?

Paita: “Auspico che il governo si dimostri fermo sull’obbligo green pass. Non è solo una questione sanitaria ma anche di rispetto nei confronti di quell’82% di persone che, anteponendo l’interesse comune a un egoismo individualista, hanno deciso di vaccinarsi”.

Borghi: “Mi sembra che non ci sia nemmeno la capacità di farli. Abbiamo fatto al massimo 500mila test al giorno e i lavoratori sono 3 milioni bisognerebbe stabilire di fare un tampone a settimana, come hanno fatto in Germania per lo screening. A quel punto sarebbe minimamente più ragionevole. Qualsiasi cosa serva per allentare la tensione è ben venuta. Ripeto però che, se il governo volesse fare la cosa giusta, abbandonerebbe questa misura che abbiamo solo noi. Ci sarà un motivo per cui nessun altro Paese al mondo chiede il green-pass per lavorare?”.

Secondo lei, l'entrata in vigore del green-pass obbligatorio può servire davvero a convincere i riottosi a vaccinarsi oppure i novax attuali sono degli irriducibili?

Paita: “È sotto gli occhi di tutti: alcune frange continuino imperterrite nella loro opposizione ai vaccini e/o al green pass. Argomenti inoppugnabili come le rassicurazioni della scienza sembrano non far breccia in queste persone. Davanti a un’ostinazione del genere lo Stato deve assumersi la responsabilità di perseguire l’interesse generale. E quindi portare a termine una campagna vaccinale che, grazie al generale Figliuolo e al premier Mario Draghi, è stata organizzata in modo egregio”.

Borghi: “No, anzi, si fa peggio. Basta confrontare le curve di vaccinazione dell'Italia con quelle della Spagna, un Paese che non ha messo alcuna restrizione, per vedere che, alla fine, hanno vaccinato di più gli spagnoli. Le costrizioni non portano mai alcun tipo di risultato”.

Se green-pass ed eventuali tamponi gratis non dovessero bastare, lei sarebbe favorevole all'obbligo vaccinale?

Paita: “Sì, sono favorevole. Si tratta di un’extrema ratio. Ma se la situazione sanitaria dovesse aggravarsi, non potremmo non ricorrervi. Considerato l’alto potere di contagio della variante Delta e il ritorno alla normalità, i non vaccinati corrono dei rischi serissimi. Sono tuttavia fiduciosa che, anche grazie all’obbligatorietà del green pass sui luoghi di lavoro, si riesca a raggiungere l’immunità di gregge senza ricorrere all’obbligo vaccinale”.

Borghi: “Ovviamente no perché noi siamo per l'assoluta libertà di vaccinazione.

Dal punto di vista del governo, però, sarebbe stato più corretto scegliere l'obbligo vaccinale piuttosto che l'obbligo surrettizio perché così, almeno, si sarebbe preso le sue responsabilità. Detto questo, sia io sia il mio partito, nel caso, saremo contrari all'obbligo vaccinale”.

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