Binari roventi: la prossima partita sulle nomine farà tappa alle Ferrovie dello Stato. Il vertice, in scadenza ad aprile, era stato confermato per un altro mandato a gennaio, in zona Cesarini, dal governo Gentiloni subito dopo aver dato il via al discusso matrimonio con Anas, la società che gestisce le strade italiane. Ieri, chiuso il tema relativo alla Cassa Depositi e Prestiti, Palazzo Chigi ha messo mano alle sette poltrone del cda delle Ferrovie.
Il blitz del governo sulle Fs si consuma rapidamente proprio alla vigilia dell'assemblea fissata per oggi e che andrà deserta. A metà pomeriggio Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, annuncia via Facebook di aver azzerato i vertici del colosso dei trasportati su rotaia: «Ho appena firmato la decadenza dell'intero cda di Fs per chiudere con il passato. Siamo il governo del cambiamento», si legge sul profilo del ministro. In realtà la lettera, controfirmata dal ministro dell'Economia Giuseppe Tria (al Tesoro fa capo la partecipazione), è in via di formalizzazione e dovrebbe essere recapitata a breve. Da qual momento, che segna la decadenza dell'intero consiglio, l'assemblea ha otto giorni di tempo per eleggere i nuovi vertici (sempre che ciò non sia avvenuto prima). L'azzeramento deciso da Toninelli e Tria è stato richiesto «ai sensi dell'articolo 6 della Legge 15 luglio 2002, n. 145», ovvero della cosiddetta legge Frattini che permette a un nuovo esecutivo di revocare i vertici di società pubbliche entro sei mesi dalla fiducia, se l'incarico è stato conferito nei sei mesi precedenti alla scadenza della legislatura.
In pole position per l'ascesa al vertice ci sarebbero l'avvocato varesino Giuseppe Bonomi, (ex presidente di Sea, oggi ad di Arexpo) candidato dalla Lega e Maurizio Gentile, attuale capo di Rfi (la società che gestisce i binari), in quota M5s. Ma nel braccio di ferro tra i due partiti è subentrato anche un terzo incomodo: Orazio Iacono, capo della divisione passeggeri regionali di Trenitalia, sponsorizzato dall'ad in uscita, Renato Mazzoncini, e da Mauro Moretti, ex numero uno di Fs e oggi a capo della fondazione omonima. Il nuovo vertice dovrà gestire due nodi delicati: l'Anas che il governo vuole separare dai treni; e l'eventuale sviluppo e quotazione dell'alta velocità. Toninelli ha già messo in chiaro di voler innescare la retromarcia sull'unione siglata a dicembre e che avrebbe dovuto unire treni e strade: «Non c'è alcun motivo per tenere insieme Fs e Anas» ha dichiarato recentemente il ministro dei Trasporti che, per quanto riguarda l'attività strategica delle Ferrovie ha ribadito nel post di ieri: «Ora la barra si sposta sui treni regionali e sui pendolari in termini di sicurezza e di qualità dei loro spostamenti».
Furibonde le opposizioni, da Pd a Forza Italia. Il dem Marcucci parla di «spartizione selvaggia», l'ex ministro Delrio di «fame di poltrone da destinare agli amici».
Maurizio Gasparri (Fi) ironizza: «Un treno a me un tg a te...», unendo le trattative sulla Rai. E il leader della Lega e ministro Matteo Salvini si smarca: «Su Fs non sono in grado di rispondere, non sto seguendo io il dossier».
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