«La valanga sulla Marmolada è un disastro inimmaginabile, una carneficina tale che solo difficilmente ci permetterà di identificare con esattezza l'identità delle vittime perché i corpi sono stati smembrati dalla colata di ghiaccio e sassi».
È agghiacciante la testimonianza degli inquirenti, che da ieri sono al lavoro per ricostruire la tragedia della valanga che ha travolto le cordate di alpinisti presenti sulla Marmolada. Provano a dare un nome e un volto alle vittime, cercano un perché che non potrà mai consolare.
Tra i sei corpi, recuperati fino a ora, ci sarebbero anche le guide. Si spera che le temperature della notte si abbassino, così da riprendere presto le ricerche.
«Non ho mai visto una cosa del genere in Marmolada - ha detto uno dei soccorritori -. Non è la solita valanga invernale, grado due, grado tre: è la natura. Se volessimo fare un paragone con l'edilizia potremmo parlare di un cedimento strutturale».
«Abbiamo sentito un rumore come se fosse di una pioggia fortissima, ci siamo voltati e abbiamo visto sei o sette persone che hanno cominciato a correre per scappare però è venuta giù un'onda nera velocissima che ha coperto tutto - ha raccontato un'alpinista -. C'erano delle guide alpine che ci hanno un attimo calmato e hanno chiamato i soccorritori, ci hanno detto cosa fare».
Elisa D., di Grumes, ha ancora il terrore negli occhi. «Abbiamo sentito un boato - ha detto - poi la massa di ghiaccio ha spazzato via tre persone, non so quanti altri siano rimasti coinvolti, era pieno di cordate oggi. Ho visto partire anche un bambino di nove anni con due adulti: vi prego, ditemi che è vivo...». Stava scendendo con i compagni dalla cresta Ovest della Marmolada e il fato l'ha risparmiata. «Siamo saliti lì in quattro, ma un quinto ha deciso di salire dalla via normale, facendo la ferratina - ha dichiarato -. È arrivato dopo di noi, ci siamo fermati in vetta ad aspettarlo, prima di scendere dal ghiacciaio. È stata la nostra salvezza, altrimenti ora saremmo lì sotto. Dopo abbiamo alzato gli occhi e abbiamo visto il punto del distacco: il ghiaccio era azzurrissimo. Il nostro capo-cordata ha chiamato subito i soccorsi».
Roberta e il compagno erano scesi invece pochi minuti prima della tragedia. «Il tempo era stupendo e c'erano tante persone che come noi amano la montagna - ha detto piangendo - noi volevamo andare in vetta ma ci è venuta fame. Così abbiamo cambiato idea e abbiamo deciso di fermarci a mangiare qualcosa. Abbiamo raggiunto la baita e nel mentre visto quel muro di ghiaccio che volava giù. Poi abbiamo sentito gli elicotteri e abbiamo deciso di tornare alla macchina rapidamente. Non posso pensare a quante famiglie non riabbracceranno i loro cari e che noi potevamo essere al loro posto».
Dai suoi social, anche Carlo Budel, gestore del rifugio sulla cima della Marmolada, ha lanciato un messaggio agli escursionisti. «Oggi è un giorno triste - ha scritto -. Altri pezzi di ghiaccio sono a rischio distacco.
Oggi da Punta Rocca si è staccato un blocco di ghiaccio gigantesco, ha preso dentro tutta la linea del ghiacciaio, è andato giù fin sotto pian dei Fiacconi. Ha travolto un sacco di persone. Il ghiacciaio è chiuso, nessuno può più salire. Oggi sono morte tante persone purtroppo».
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