"Girl power", direbbero agli inglesi. Uno slogan che ben si addice alla ex presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, che in questi anni ha condotto fior fior battaglie femministe - o presunte tali - nell'aula parlamentare di Palazzo Chigi. Ma stavolta lo fa, con un pizzico di inaspettata autocritica, nei confronti del partito democratico dove è approdata appena 2 anni fa, nel 2019, dopo esser passata da SI (2017) e Futura (2018) nel giro di un biennio. "Nel Pd la gestione del potere viene considerata una questione per soli uomini", dichiara in un'intervista all'agenzia stampa Adnkronos. Tira già aria di burrasca? Chissà.
Le "rappresaglie di genere" della Boldrini, di certo, non sono una novità. Tuttavia, stupisce che "si armi" proprio contro il PD, di cui ha sempre tessuto le lodi. "Nel Pd la gestione del potere viene considerata una questione per soli uomini e in questa occasione il partito si è dimostrato per quello che è: un partito che non mette l'uguaglianza di genere tra le sue priorità. - dice ai microfoni di Adnkronos - Non fa parte della cultura di questo partito. Basta vedere i candidati alle regionali. Ora vedremo come andrà con le amministrative...".
Che non abbia mai digerito l'assenza di una "quota rosa" consistente ai piani alti di Palazzo Chigi, era noto già da tempo. Lo conferma l'idea di adibire una "sala delle donne" in quel di Montecitorio dove ci sono "specchi appesi al posto dei ritratti mancanti di donne nei ruoli di presidenti della Repubblica, del Senato e del Consiglio". Ma adesso sembra avere tutta l'intenzione di dare seguito concreto ai suoi nobili propositi. La ex-presidente della Camera ha seguito oggi la riunione via remoto delle donne dem - dopo la rivolta per la delegazione dem di governo tutta al maschile - che è stata riaggiornata a domani. "specchi appesi al posto dei ritratti mancanti di donne nei ruoli di presidenti della Repubblica, del Senato e del Consiglio - ha spiegato - Qui noi siamo di fronte a uno scollamento dalla realtà: da una parte i documenti, gli odg, le iniziative, i materiali e poi niente di tutto questo si concretizza. E questo stride se messo a confronto con i partiti progressisti degli altri Paesi europei. Prendiamo la Spagna, paese latino come il nostro: al governo ci sono 6 ministri uomini e 11 donne. In Francia sono pari. Ma in Italia ancora il Pd non ha capito che questo è un tema imprescindibile anche in termini di consenso".
E quindi, che cosa si propone? "Intanto occorre la compattezza delle donne, innanzitutto. I posti si devono ottenere combattendo e non per cooptazione. Ma serve anche uno sforzo culturale di questo partito: l'uguaglianza di genere deve essere una priorità. A partire dal vicesegretario.
Ma sarebbe bene che" una dualità di genere "ci fosse per ogni incarico: un uomo e una donna per ogni incarico sul modello dei Verdi europei. Le proposte ci sono. Il punto è che così non si può andare avanti e quello che è accaduto non può essere derubricato come una cosa marginale".
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