Bossetti, 23 ragioni per dichiararsi innocente

I legali presentano 600 pagine di memoria in Cassazione. Venerdì la sentenza definitiva

Bossetti, 23 ragioni per dichiararsi innocente

Venerdì è il giorno della speranza per Massimo Bossetti. La prima sezione penale della Cassazione dovrà stabilire se il muratore di 48 anni, in carcere da quattro per l'omicidio di della tredicenne Yara Gambirasio, colpevole per i giudici di primo e secondo grado, avrà la condanna definitiva all'ergastolo o se per lui si apre una nuova speranza. La difesa ha presentato ricorso contro la sentenza emessa il 17 luglio dello scorso anno dalla Corte d'assise d'appello di Brescia perché mira a far riaprire l'istruttoria, necessaria a disporre la «superperizia» sul Dna, chiesta invano fin dal primo grado, che potrebbe portare a un processo d'appello bis. Gli ermellini nella stessa sede, in udienza pubblica, dovranno esaminare anche il ricorso della procura generale di Brescia, che chiede, invece, di annullare l'assoluzione pronunciata in entrambi i giudizi di merito nei confronti dell'imputato in relazione al reato di calunnia ai danni di un collega.

I difensori di Bossetti a sostegno della loro tesi hanno presentato oltre 600 pagine, che contengono 23 motivi a sostegno della sua innocenza. «In questo processo c'è stata mancanza di contraddittorio - afferma l'avvocato Claudio Salvagni - per cui la difesa non è stata ascoltata, e anche Bossetti non ha potuto difendersi, perché non è mai stata disposta la perizia sul Dna. Già il tribunale di Brescia, in sede di riesame, aveva parlato di aporie che dovevano essere risolte con una perizia, che però non c'è mai stata».

Il Dna, secondo la difesa, non può essere considerato un indizio grave, preciso e concordante. «Noi abbiamo rilevato - dichiara Salvagni - ben 261 errori e, soprattutto, manca il Dna mitocondriale». Ma queste argomentazioni nei giudizi di merito erano state respinte. La Corte d'assise d'appello di Brescia nella sentenza aveva spiegato che non vi sono più campioni di materiale genetico in misura idonea a consentire nuove «amplificazioni e tipizzazioni». L'analisi del Dna, in questo delitto, ha un'importanza centrale: Bossetti, infatti, venne arrestato con l'accusa di aver ucciso Yara sulla base del profilo di Dna, battezzato «Ignoto», le cui tracce sono state ritrovate sugli indumenti intimi della ragazzina. Attraverso l'esame di vari soggetti gli inquirenti sono arrivati a Giuseppe Guerinoni, autista di bus morto nel 1999, identificato come padre del ricercato.

Secondo l'accusa, Bossetti sarebbe nato da una relazione extraconiugale che sua madre avrebbe avuto con questo uomo. Tesi, questa, respinta però dall'imputato, che si è sempre dichiarato innocente, e dai suoi familiari.

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