La bugia della Boschi: "Autosufficienti al Senato"

L'Italicum passa con 184 sì ma 24 senatori Pd disertano l'aula. Decisivo è il via libera degli azzurri

La bugia della Boschi: "Autosufficienti al Senato"

RomaUna pura formalità. Il voto con il quale ieri l'assemblea del Senato ha licenziato una volta per tutte (anche se ora deve tornare alla Camera) il testo della nuova legge elettorale doveva essere (e di fatto è stata) una pura formalità. Però, come succede sempre in occasioni di votazioni dall'esito più che scontato, la bagarre è scoppiata. Perché è proprio là dove le opposizioni si sentono impotenti che viene fuori il loro più vigoroso istinto barricadero. L'emiciclo ha liquidato in una mezzora la pratica dell' Italicum . L'ok del Senato è stato ratificato da 184 voti a favore (66 i contrari e due gli astenuti). Non partecipano però al voto 24 senatori della minoranza Pd per evitare un voto contrario, ma lo strappo è evidente.

Ad accendere gli animi di leghisti, grillini e rappresentanti di Sel è stata la stessa presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro (Pd), quando - come da prassi - ha presentato una proposta di coordinamento formale del testo. Cosa che ha fatto imbufalire Roberto Calderoli (Lega), Vito Crimi (M5S) e Loredana De Petris (Sel). Secondo i quali non si tratterebbe di mere correzioni formali ma della «solita manina» che surrettiziamente modificherebbe il già deciso. «Pensavo che parlassimo tra persone per bene». Crimi ha chiesto con voce animata che il coordinamento fosse rimandato in Commissione, e ha ricordato che «sul presidente del Senato dopo l'approvazione della legge truffa nel '53 volarono le tavolette». «Mi domando se ci prendete per scemi - ha tuonato la De Petris -. Non è più tollerabile una presidenza che fa solo gli interessi della maggioranza. O lo espunge dal coordinamento formale gli elementi estranei, o lo manda in commissione». La presidente di turno dell'assemblea, Valeria Fedeli (Pd), ha dovuto sospendere la seduta prima di riprendere con la votazione. Il suo comportamento, poi, è stato definito dai grillini «pilatesco». «Pur avendo la responsabilità di decidere se rinviare alla prossima seduta il voto finale - ha dichiarato Andrea Cioffi - ha scaricato sull'Aula la decisione, in contrasto con quanto previsto dal Regolamento. Così facendo, ha permesso il voto su un testo che all'ultimo momento è stato aggiornato con contenuti precedentemente bocciati dall'Aula».

Le critiche, però, non scalfiscono minimamente la serenità dell'esecutivo e della maggioranza. E nemmeno l'ammutinamento del gruppo di Gotor (24 senatori, come riferisce lui stesso). Tanto che lo stesso Renzi ha affidato al solito social network un commento lapidario ma evocativo: «Legge elettorale approvata anche al Senato. Il coraggio paga, le riforme vanno avanti #lavoltabuona », scrive su Twitter e gli fa eco il ministro Maria Elena Boschi che, pur sottolineando l'appoggio ricevuto da Forza Italia come stabilito dal patto del Nazareno, punta l'indice verso la solidità della maggioranza che «in termini numerici è stata autosufficiente». Una sfumatura (quel «in termini numerici») che ha fatto sobbalzare più di un senatore forzista che ancora ieri sera ricordavano tutte le volte che l'apporto di Forza Italia è stato determinante per salvare la maggioranza. Soddisfatto anche Angelino Alfano (Ncd) che sottolinea la garanzia di governabilità offerta dall' Italicum .

Ma soprattutto, come suggerisce Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd, con questa riforma elettorale l'Italia «dice addio al Porcellum ». « Con questo voto - aggiunge - dimostriamo di essere all'altezza di guidare un grande Paese e di cambiarlo. Pure la larga maggioranza con cui è stato approvato è un buon segnale per il futuro».

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