Caccia alle risorse per tasse più basse e pensioni flessibili. Si parte dai bonus e si spera nel Pil

Se la crescita rallenterà meno del previsto, ci saranno più entrate Salvini: "Quota 102 risparmiando sul reddito grillino". Nodo flat tax

Caccia alle risorse per tasse più basse e pensioni flessibili. Si parte dai bonus e si spera nel Pil

Solo per una volta cominciamo la descrizione del lavoro sulla legge di Bilancio 2023 dalla parte che solitamente viene affrontata in ultima battuta, cioè il lato delle entrate, il reperimento delle risorse necessarie a finanziare le misure che si vogliono inserire nella manovra. Il governo di Giorgia Meloni sembra avere le idee abbastanza chiare.

Il punto-chiave, tuttavia, non dipende da Palazzo Chigi, gli altri invece sì. Una parte significativa di incassi, infatti, potrebbe giungere al Tesoro senza far nulla se la recessione tarderà ad arrivare. Se domani l'Istat certificasse che nel terzo trimestre 2022 il Pil è rimasto invariato rispetto al periodo aprile-giugno, allora non solo la crescita attesa per l'anno potrebbe essere più corposa ma anche le entrate dello Stato ne gioverebbero sia quest'anno che al prossimo per effetto di trascinamento del prodotto interno lordo (tra 2022 e 2023 si potrebbero superare i 10 miliardi di euro). Allo stesso modo, alzare l'asticella del deficit se il Pil continuerà ad aumentare sarà meno traumatico. L'idea, infatti, è di riportare il livello atteso nel 2023 almeno al 3,9% del Pil se non al 4,5% in modo da avere a disposizione tra i 10 e i 20 miliardi in più rispetto al 3,4% che la Nadef di Draghi cifrava a legislazione vigente.

La seconda direttrice è la revisione del reddito di cittadinanza. Come ha spiegato il vicepremier Matteo Salvini nell'ultimo libro di Bruno Vespa, sospendendo per sei mesi il sussidio a chi è in condizioni di lavorare e ne ha usufruito già per 18 mesi si «risparmia» un miliardo per finanziare Quota 102 per andare in pensione a 61 anni con 41 di contributi. La riproposizione di Opzione donna e dell'Ape social è pressoché scontata, ma in questo modo si flessibilizzerebbe l'uscita per qualche decina di migliaia di persone che non vogliono restare «intrappolate» dalla Fornero. Difficile ipotizzare, invece, un incentivo per chi lavorerà oltre i 63 anni, azzerando i contributi e lasciandoli in busta paga come previsto dalla riforma Maroni circa vent'anni fa.

Altre risorse potrebbero arrivare dalla riforma della tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche, modificando la base imponibile o alzando l'aliquota. Fondi potrebbero arrivare anche da una nuova web green tax, sugli operatori e-commerce che utilizzano veicoli inquinanti. Al momento è solo una proposta. Tra le varie ipotesi di spending review, infine, c'è anche la rimodulazione dei bonus edilizi definendo un'aliquota unica per le detrazioni in modo da diminuire la spesa e, allo stesso tempo, non penalizzare il comparto edile che da queste misure ha tratto giovamento.

Da questo elenco di entrate si comprende che raggiungere una quota compresa tra i 30 e i 40 miliardi di euro di risorse in più da spendere sulla prossima legge di Bilancio, sarebbe meno problematico. Palazzo Chigi ha già fatto intendere che i tre quarti di queste, cioè più di una ventina di miliardi, risorse sarebbero destinati al caro-energia (ogni decreto su bollette, accise e Iva su carburanti, gas e gasolio da riscaldamento costa oltre 15 miliardi).

Il resto, oltre alle pensioni, dovrebbe essere destinato a diminuire il carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese. Dare continuità al taglio di due punti del cuneo fiscale costa poco più di 4 miliardi, mentre la flat tax per gli autonomi con reditti tra 65mila e 100mila euro costa più di 1,5 miliardi. Più complesso, invece, il taglio dell'Iva, portandola al 5%, per alcuni beni come i prodotti per l'infanzia anche se questa misura, rientrando tra i progetti anti-inflazione, potrebbe spesarsi all'interno del montante che si andra accumulare contro il caro-energia.

Ma bisogna tenere conto che il Consiglio Ue ha dato il via libera all'utilizzo in funzione anticrisi di una quota di fondi di coesione 2014-2020 e questa voce per l'Italia potrebbe valere all'incirca 4,7 miliardi.

La battaglia per reperire risorse è appena iniziata. Qualche obiettivo di impatto, però, potrà essere raggiunto a patto di non pretendere la luna.

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