Il centro? Un alibi perfetto per poter scegliere (a convenienza) da che parte stare. Una volta a destra e l'altra a sinistra. Ma anche contemporaneamente sia a sinistra che a destra. Sarà forse una scelta dettata dell'esigenza di sopravvivere? Non è dato sapere, ma un fatto è certo: Carlo Calenda ne sa qualcosa. Il nuovo leader dei centristi, (ops, del Terzo polo) per le prossime elezioni regionali del 12 e 13 febbraio si è già organizzato. Anche bene. Nel Lazio corre al fianco del piddino Alessio D'Amato e, in Lombardia, insieme a Letizia Moratti. Una donna dal passato azzurro, non certo rosso. Ma si sa, la memoria è corta, il tempo passa e la gente cambia. Soprattutto in politica. Ma Carlo Calenda sembra più confuso che persuaso. Da un lato, nel Lazio, fa lo schizzinoso e impone paletti al suo candidato presidente Alessio D'Amato, reo di aver aperto ad un'alleanza con il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte. «Da parte mia le porte sono sempre aperte ai grillini, anche per un ticket in extremis», aveva detto D'Amato proponendo il posto di vice a Donatella Bianchi, candidata Presidente del Movimento 5 stelle. Giammai. «Faccelo sapere rapidamente Alessio D'Amato in tempo per presentare un nostro candidato alternativo a questo eventuale pastrocchio con i 5S», ha risposto Calenda già pronto a piazzare i suoi in giunta (semmai dovessero vincere) «Basta giochini e alchimie. Parliamo di programmi» ha tuonato sul suo canale social preferito, Twitter. Dall'altro, in Lombardia, invece, è già pronto ad imbarcarsi i transfughi della Lega. Già, i quattro consiglieri regionali lombardi espulsi dal Carroccio dopo aver creato il «Comitato del Nord». Si sarà turato il naso? Probabile. Gira voce da quelle parti che il simbolo sia già pronto per essere inviato in tipografia per la stampa: «Comitato Nord con Letizia Moratti Presidente». Insieme al simbolo anche le liste. Sì, perché i nomi dei «separatisti» non figurano nella lista civica di Letizia Moratti. A Milano, nel giorno della firma per l'accettazione, loro non c'erano. Ma sono pronti, invece, a correre con il nuovo movimento, sicuri di trarre a sé i voti degli «autonomisti». Dei padani duri e puri, gli stessi che hanno già voltato le spalle alla nuova Lega. Una scelta che non dispiace affatto alla stessa Moratti che, però, sul tema preferisce glissare. Alle domande dei giornalisti che le chiedevano conto dell'accordo con la corrente del Nord ha risposto con un secco «no comment». Un po' all'americana. Mentre lei tace, però, ci pensa Carlo Calenda a parlare. «La cosa non mi sorprende», dice. Poi avverte: «Probabilmente ci saranno». Cosa non si fa pur di vincere le elezioni e provare ad abbattere Attilio Fontana. E pensare che lo stesso Calenda ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera che «le alleanze non si fanno sulla base delle somme algebriche necessarie per vincere e poi per non governare. Servono idee comuni». Chissà quali saranno quelle con Umberto Bossi e i suoi uomini.
Forse lo scopriremo il 13 o il 14 gennaio, giorno in cui andranno depositate le liste. E mentre si cercano i punti d'incontro la semplice e piccola corrente del Nord rischia di trasformarsi in un vero e proprio partito politico.
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