"Campo largo" mica tanto. Pd e M5S divisi al voto locale

Nelle prossime amministrative alleanze solo in sei capoluoghi su 17. Con poche chance di vittoria

"Campo largo" mica tanto. Pd e M5S divisi al voto locale

Affondato in Parlamento e sulle nomine, il campo largo non esiste nemmeno sui territori. Parlano i numeri. Alle prossime elezioni amministrative del 14 e 15 maggio (il 28 e il 29 si voterà in Sicilia e Sardegna) il Pd e il M5s saranno alleati soltanto in sei capoluoghi sui 17 chiamati alle urne.

La fotografia di una competizione fratricida più che di un'alleanza contro il centrodestra. I dem di Elly Schlein e i pentastellati di Giuseppe Conte correranno fianco a fianco solo a Brindisi, Latina, Pisa, Teramo, Catania e Siracusa. E la notizia dell'accordo giallorosso alle regionali in Molise previste a fine giugno è un po' poco per parlare di una rinnovata unità delle opposizioni al governo guidato da Giorgia Meloni. Un panorama desolante, soprattutto se aggiungiamo che, in molte delle città al voto, le speranze di vittoria appaiono residuali. Un caso è quello di Brindisi, dove il sindaco uscente di centrosinistra Riccardo Rossi non sarà appoggiato né dal Pd né dal M5s, che sosterranno invece l'outsider grillino Roberto Fusco.

Lo schema di alleanze a geometria variabile rispecchia il quadro caotico che si può osservare a livello nazionale. La compattezza delle opposizioni è una chimera, nonostante l'elezione di Schlein alla segreteria del Pd avesse rappresentato un'iniezione di fiducia per chi ancora sperava nel fronte giallorosso. Il clima si è surriscaldato dopo le nomine dei membri laici delle magistrature speciali. Con i dem che hanno accusato gli stellati di essere troppo affezionati alle poltrone e il M5s che ha risposto a brutto muso. I due leader progressisti sono più impegnati a sfidarsi in vista delle europee del 2024 che a costruire una coalizione alternativa al centrodestra. Alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo la segretaria del Pd punta a staccare il M5s, costringendo Conte a entrare in un'alleanza in cui l'ex premier sarebbe un socio di minoranza. I Cinque Stelle cercano il pareggio e vogliono legittimità e centralità. «Il M5s non sarà mai il junior partner del Pd», è la voce che arriva dal campo contiano.

Con queste premesse è complicato allearsi alle elezioni amministrative. Schlein e Conte saranno in giro per l'Italia a sostenere i rispettivi candidati, in due tour opposti. Soprattutto l'agenda della segreteria dem è fittissima di appuntamenti. La leader del Pd fa concorrenza al M5s sui temi della legalità e dell'antimafia, da sempre vessilli del grillismo. «Le semplificazioni che parlano di una mafia sconfitta non ci convincono, è una vergogna che dopo mesi il Parlamento non abbia attivato la commissione nazionale antimafia», dice Schlein a Palermo, dove ha partecipato alla cerimonia in ricordo di Pio La Torre, segretario regionale del Pci ucciso 41 anni fa dalla mafia. La segretaria rilancia sul salario minimo e sul congedo paritario, poi attacca il governo: «È una provocazione portare in Consiglio dei ministri quello che hanno chiamato Decreto lavoro, ma che dovremmo chiamare decreto precarietà e povertà». Quindi invita a opporsi alla «pessima autonomia differenziata». La tappa palermitana della giornata siciliana di Schlein è arricchita da un fuori programma a favore di fotografi e telecamere. Una signora la chiama dal balcone e la invita a prendere un caffè.

La segretaria rifiuta il caffè e accetta un succo alla pesca e qualche biscotto. Oggi ancora Sicilia per Schlein, che parteciperà al corteo della Cgil a Portella della Ginestra, dove nel 1947 gli uomini del bandito Salvatore Giuliano uccisero 11 contadini che sfilavano per la festa dei lavoratori.

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