Per risolvere il caos trasporti, con gli assembramenti quotidiani su bus e metro che rischiano di far salire la curva dei contagi, torna sul tavolo l'ipotesi di scaglionare gli ingressi a scuola e negli uffici. Si ragiona dunque sui flussi di pendolari e non sulla capienza, che ora è fissata all'80 per cento. È questa l'ultima ipotesi che esce dalla riunione in videoconferenza convocata dalla ministra Paola De Micheli con le associazioni rappresentative delle aziende del Trasporto Pubblico Locale, la Conferenza delle Regioni, Anci e Upi. Lo chiede con forza la Lombardia: «Il ministero potenzi lo scaglionamento in entrata e in uscita per le ultime classi delle scuole superiori».
È stato un confronto sulle misure di contenimento dei contagi sui mezzi pubblici, dopo le restrizioni del nuovo Dpcm e le proteste delle Regioni. Si è parlato anche della possibilità di istituire tavoli regionali di coordinamento sul trasporto pubblico, al quale far partecipare gli assessori competenti e gli enti locali. Nessuno avrebbe contestato il criterio dell'80 per cento di capienza sui mezzi, ma la riunione si aggiornerà la prossima settimana. Per ora, insomma, fumata bianca. «Le criticità riscontrate - si legge in una nota del Mit - sono limitate al contesto di alcune delle città metropolitane nelle ore di punta del servizio, in particolare in corrispondenza dell'uscita delle scuole. Il mezzo di trasporto pubblico, rispettando puntualmente le linee guida del governo, ha rappresentato nelle prime settimane di riapertura delle scuole un ambiente sicuro, grazie alle operazioni di igienizzazione e sanificazione, al ricambio dell'aria a bordo mezzo e ai tempi medi, brevi, di durata del viaggio».
L'idea di abbassare la capienza al 50 per cento, come vorrebbe il comitato tecnico scientifico, deve fare i conti con le previsioni dell'Asstra, che riunisce le aziende del trasporto pubblico: nelle grandi città si rischierebbe di lascerebbe a piedi 275mila persone al giorno. Eppure secondo De Micheli, che ha risposto alla Camera in question time, «generalmente, viene rispettata, anche durante le ore di punta mattutine e pomeridiane, la percentuale di riempimento dell'80 per cento, che consente di soddisfare l'intera domanda di trasporto». I segretari generali della Filt Cgil, Stefano Malorgio, della Fit Cisl, Salvatore Pellecchia, e della Uil trasporti Claudio Tarlazzi, attaccano: «Ci si accorge solo oggi e in maniera tardiva che il settore non sarebbe stato pronto a gestire la convivenza con il virus senza un'opportuna politica di sistema. Servono una diversa modulazione degli orari delle città, con le differenziazioni degli ingressi e delle uscite a partire da scuola e uffici pubblici, una gestione governata dello smart working in forme alternate al lavoro in presenza, il potenziamento delle corse utilizzando i mezzi del noleggio Ncc, attualmente in difficoltà visto il crollo della domanda turistica, e un investimento tecnologico per la verifica del numero di persone a bordo dei mezzi. Chiedere un abbassamento dell'indice di capienza, senza aver attuato le misure che abbiamo proposto, significa far collassare il sistema».
Per Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia, il ritardo sul nodo trasporti è grave: «Avevamo avvertito il governo. Per evitare il caos del trasporto pubblico servivano investimenti mirati e una programmazione intelligente degli orari scolastici.
Un'ipotesi potrebbe essere il ricorso agli orari scaglionati per le scuole medie e per le scuole superiori. Ingressi dalle 8 alle 10, uscite dalle 13 alle 15. Il ministro Azzolina abbia il coraggio di prendere decisioni. Non si può più vivacchiare inerti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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