"Capotreno colpevole? Soltanto di dire la verità"

Ferrovieri e pendolari: «Altro che razzismo, era stressata». Ma Trenord è per la linea dura

"Capotreno colpevole? Soltanto di dire la verità"

Chi accusa la capotreno di «razzismo» dovrebbe farsi un giro dalle parti di via Sant'Arialdo. È la strada lurida e puzzolente che si dirama subito a sinistra uscendo dalla stazione ferroviaria Milano-Rogoredo: lo scalo da dove è partito il regionale di Trenord Milano-Cremona-Mantova su cui quattro giorni fa una capotreno, esasperata dalla presenza di «molestatori» e «zingari» sul convoglio, ha diffuso via microfono un annuncio condannabile nella forma ma condivisibile nella sostanza: «Molestatori e zingari, dovete scendere dal treno. Avete rotto i coglioni». C'è chi giura che l'ultima parola non l'abbia pronunciata, fermandosi a «rotto»; un dettaglio che non cambia nulla: un pubblico ufficiale non può e non deve esprimersi in tal modo. Ma...

Di «ma» in questa storia ce ne sono tanti. E qui torna in gioco via Sant'Arialdo. Perché è proprio da questa trincea d'asfalto che si riversa a getto continuo in stazione e sui treni l'esercito dei «molestatori»: tossicodipendenti, rom e balordi di ogni genere. Non necessariamente tutti delinquenti, ma certo tutti sbandati a caccia di elemosina chiesta - a volte pretesa - con modi per nulla rassicuranti. Ma se all'esterno dei treni per evitare di essere tampinati basta allungare il passo, sulla carrozza di un treno questo non è possibile. E allora ecco che ci si ritrova a tu per tu con il questuante di turno.

«È per evitare situazioni rischiose di questo tipo che la nostra collega ha fatto quell'annuncio choc - la difendono i colleghi di Trenord -. Il suo è stato uno sfogo frutto dello stress; parole dette in un momento di tensione, ma con l'unico obiettivo di tutelare i suoi passeggeri. Il razzismo non c'entra nulla».

Lo «stress» è una scusa valida per giustificare ogni errore, ma in questo caso no. Stressato il «personale viaggiante» di Trenord lo è davvero e ne ha ben donde. Le aggressioni verbali e fisiche nel loro confronti sono all'ordine del giorno. E provate voi a rimanere calmi con gentaglia che vi picchia (quando non accade di peggio) solo perché osate chiedergli il biglietto. E i loschi personaggi che da via Sant'Arialdo sciamano nella stazione di Rogoredo i biglietti non li fanno per il semplice motivo che loro sono lì non per viaggiare ma per sbarcare il lunario raccattando spiccioli dai passeggeri.

Ieri lo scalo era presidiato da pattuglie miste polizia-esercito e dalla security privata, ma ciò non bastava a fermare il solito flusso della disperazione. Lungo via Sant'Arialdo una volante va avanti e indietro, ferma le facce sospette, controlla i documenti, perquisisce gli zainetti mentre un gruppo di rom «aiuta» comitive di stranieri a fare i ticket davanti alle macchinette automatiche.

«Adesso solo le 11 di mattina e la situazione di degrado è sotto gli occhi di tutti - racconta un habitué della linea Milano-Mantova -. Ma immaginate quale possa essere il contesto alle 11 di sera. Sui treni si possono incontrare i peggiori soggetti. In quei casi non resta che farsi il segno della croce e sperare che le cose non degenerino. Per questo non mi sento di condannare la capotreno. Qui c'è un enorme problema di sicurezza. Altro che dibattito sul termine zingari o l'espressione avete rotto i coglioni...».

Intanto Trenord non ha ancora deciso la sorte della capotreno. Si profila una linea semi-dura.

La dipendente sarà sospesa? Sempre meglio del licenziamento toccato l'anno scorso al suo collega che, dopo essere stato preso a calci e pugni da uno straniero, gli aveva detto «negro di merda».

Mai offendere chi ti sta riempiendo di botte.

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